L’intervista a Shaul Ladany:
“Giochi del ’36 tra Berlino e Tel Aviv
un sogno destinato a rimanere tale”
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“L’ipotesi ha senz’altro un suo fascino, ma non mi pare percorribile. Troppi problemi, troppe incognite”.
L’idea che Berlino e Tel Aviv possano presentare un dossier congiunto, candidandosi a ospitare insieme i Giochi olimpici del 2036, stuzzica ma non accende più di tanto Shaul Ladany. L’ex marciatore israeliano, sopravvissuto bambino alla Shoah e poi all’attentato palestinese a Monaco ’72, è da anni il testimonial della Run for Mem. La corsa per la Memoria consapevole organizzata dall’UCEI l’ha visto al via in tutte e quattro le edizioni finora organizzate, da Roma a Bologna, da Torino a Livorno. Un passo dopo l’altro, per costruire un futuro diverso e inclusivo.
Anche in Israele non ha mai smesso di allenarsi e marciare. Qualche giorno fa ha festeggiato gli 85 anni alla sua maniera, percorrendo 42,5 chilometri di strada. “Come una maratona!”, gli viene fatto notare. Non proprio, risponde, “come una maratona più altri 305 metri”.
È questa precisione meticolosa, retaggio della sua formazione di ingegnere, a fargli storcere un po’ il naso. “Capisco il bisogno di fantasticare un po’, ma la realtà è un’altra cosa. Partiamo dai costi ingenti da sostenere, che un Paese piccolo come il nostro non credo possa permettersi senza il rischio di andare incontro a conseguenze molto gravi”, sottolinea Ladany.
Una eventuale organizzazione congiunta nel centesimo anniversario dai “Giochi di Hitler”, quelli della propaganda nazista al suo apice, avrebbe un indubbio valore simbolico. Su questo punto Shaul non ha bisogno di essere convinto. “Nessuno dei protagonisti sarà ovviamente vivo. Ma ciò non conta. Anche tra 15 anni, almeno me lo auguro, la Memoria di quanto è avvenuto non sarà stata erosa. È significativo che qualcuno in Germania senta su di sé questa responsabilità, la responsabilità – osserva – di proporre un messaggio positivo”.
Una intenzione lodevole che per l’ex olimpionico, ancora primatista mondiale sulla distanza delle 50 miglia, rischia però di franare davanti ad almeno un paio di interrogativi. “Sarebbero ricordati come i Giochi di Berlino o quelli di Tel Aviv? Quali gare organizzare in Germania, quali invece in Israele? Credo che rischieremmo di essere fagocitati, con appena qualche disciplina minore, ad esempio la vela, qui da noi. E tutto il resto a Berlino. Non sono sicuro ne valga la pena”.
Altra cosa, sostiene Ladany, sarebbe una candidatura esclusivamente israeliana. “Sarebbe una dimostrazione di forza niente male. Ma, anche per una banale questione di costi, non la ritengo praticabile. Sognare è bello. Ma alla fine bisogna essere anche un po’ concreti”.
(12 aprile 2021)