Gli zii Colombo e la piccola Elena,
nelle pietre nuova Memoria

È iniziata la seconda stagione di “Pietre d’inciampo”, docu-serie storica con Annalena Benini, ideata da Simona Ercolani e prodotta da Stand By Me. In sei episodi le vicende di sei famiglie vittime della Shoah e della persecuzione nazifascista in Italia, a cui sono state dedicate altrettante pietre d’inciampo. In onda domani sera alle 21.10 la storia degli ebrei Colombo, arrestati nei pressi di Torino, deportati ad Auschwitz e mai più tornati. Il nipote Fabrizio Rondolino, in questa anticipazione per Pagine Ebraiche, si sofferma sulla vicenda di Elena, di dieci anni e mezzo, che da sola affrontò il viaggio senza ritorno verso il lager. I nazisti l’avevano convinta con l’inganno, dicendole che presto avrebbe riabbracciato i suoi genitori.

La storia di Elena Colombo è pressoché unica nella Shoah italiana. Ha dieci anni e mezzo quando i tedeschi la prendono a Forno Canavese, l’8 dicembre 1943, insieme al papà Sandro e alla mamma Vanda Foa. Trasportati a Torino, i genitori sono incarcerati alle Nuove, poi trasferiti a San Vittore e infine, il 30 gennaio 1944, deportati ad Auschwitz. Vanda è assassinata all’arrivo, la mattina dal 6 febbraio; Sandro, immatricolato con il n. 173417, sopravvive fino al 30 novembre.
Elena invece, per motivi che forse non riusciremo mai a chiarire, viene affidata ad una famiglia amica, dove resta per tre mesi. Il 9 marzo 1944 le SS la trasferiscono al Charitas, un istituto laico che accoglie l’infanzia abbandonata; due settimane dopo, il 25 marzo, la deportano a Fossoli, da dove partirà per Auschwitz il 5 aprile.
Il giorno prima scrive una cartolina alla sua amica Bianca, divenuta nel frattempo staffetta partigiana con il nome di battaglia di Kira: “Devo darti una notizia meravigliosa! Oggi mi hanno annunciato che finalmente potrò raggiungere i miei genitori! Andrò anch’io nel campo tedesco dove lavorano e così li potrò rivedere e stare con loro. Non c’è bisogno che tu mandi pacchi, non preoccuparti più per me. Sono tanto felice! Parto domani per la Germania”. È l’ultima traccia di Elena: sei giorni dopo aver scritto queste parole sarà assassinata, come la stragrande maggioranza dei bambini deportati, subito dopo l’arrivo nel campo.
Elena ha dovuto affrontare da sola – è questa la tragica unicità della sua esperienza – la deportazione, il campo di concentramento, il trasporto nel vagone piombato, la selezione all’arrivo, la camera a gas. Mi consola pensare che abbia creduto fino al giorno della partenza per la Germania, e forse anche dopo, di poter presto rivedere i suoi genitori. I nazisti non conoscevano la pietà, ma detestavano la confusione: per questo le hanno mentito.
Quando Elena arriva, sola, allo scalo merci di Auschwitz, a ottocento metri da lì, dietro i reticolati che delimitano il rettangolo di Birkenau, o forse ad appena duecento, nel campo base Auschwitz I, c’è il suo papà. Sandro è convinto che sua figlia sia al sicuro: non dev’esser stata una piccola consolazione, e di certo questa certezza l’ha aiutato a sopravvivere per molti lunghi mesi. Forse Elena questa mattina pensa ancora, come aveva scritto alla sua amichetta, di rivedere finalmente i genitori: o forse è soltanto terrorizzata. Né Sandro né Elena possono saperlo, ma in questo momento sono di nuovo vicini, vicinissimi: e così ineluttabilmente lontani.
Sandro era il fratello di mia nonna, e mio padre mi raccontava di quando, bambino, si esercitava al pianoforte con Elena.
Non sarebbe rimasto molto, di questa storia, se un’anziana signora torinese, Piera Billotti, non avesse deciso di onorare con passione e tenacia la promessa fatta alla mamma: ricordare quella famiglia di ebrei che viveva nel loro palazzo, a Torino, in via Piazzi. Piera ha consultato archivi e raccolto testimonianze, e nel gennaio dell’anno scorso tre pietre d’inciampo sono state posate davanti al portone di via Piazzi. È dunque grazie a lei se ora sulla storia della famiglia Colombo c’è anche un documentario, che Rai Storia trasmetterà domani sera alle 21.10.

(Nell’immagine in alto Elena con il padre Sandro, in basso sugli sci con il papà e con la mamma Vanda)

Fabrizio Rondolino

(13 aprile 2021)