L’Iran torna a provocare:
“Uranio al 60%”

Al via a Vienna la seconda fase del negoziato indiretto tra Usa e Iran sul nucleare. Una vigilia di incontri segnata dall’attacco missilistico contro una nave israeliana di passaggio nello Stretto di Hormuz e dall’annuncio che è intenzione del regime di Teheran portare l’arricchimento dell’uranio al 60%. Una soglia che lo avvicinerebbe a quella necessaria per la realizzazione di un ordigno atomico. 
“Bombe segrete e missili. Nuova escalation nella guerra Iran-Israele”, titola La Stampa. Anche altri quotidiani si soffermano su questo tema. “Un cargo di proprietà israeliana è stato colpito nel golfo di Oman da un missile o da un drone. Sarebbe la prima rappresaglia per Natanz: l’Iran accusa il Mossad e questa volta il raid è confermato anche da fonti israeliane”, scrive il Corriere. In caso di revoca delle sanzioni inflitte da Trump, sottolinea Repubblica, “l’Iran sarebbe un Paese sempre più libero e forte nella regione” e, in ragione di ciò, sempre più una minaccia per “Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti”. L’Iran, evidenzia il Giornale, “sa che se alle operazioni che si sospetta siano di Israele rispondesse con una vendetta che richiede una guerra non avrebbe molto da guadagnarne”. Tuttavia, si legge ancora, “a volte le svolte drammatiche giungono non invitate”. 

Ritorno in aula per Liliana Segre. La senatrice a vita sarà oggi a Roma per votare a favore della concessione della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki. “La detenzione di Zaki senza processo è una violazione clamorosa dei diritti umani e civili che lo Stato democratico italiano non può accettare senza fare il possibile per ottenere la liberazione del prigioniero. A partire dalla concessione immediata della cittadinanza” le parole con cui ha annunciato la sua partecipazione, riportate tra gli altri dal Corriere Bologna

Entro l’11 settembre, a vent’anni dagli attacchi di Al Qaeda, gli Stati Uniti lasceranno l’Afghanistan (in ritardo di qualche mese rispetto alla data indicata da Trump). Compito degli americani, scrive Repubblica, è ora quello di “convincere i talebani ad accettare qualche mese di slittamento; strappare garanzie aggiuntive sul futuro ordine pacifico del paese; garantire un ritiro ordinato di tutte le forze Nato scongiurando tragedie dell’ultima ora”. 

La Stampa racconta la storia di Kahina Bahloul, prima donna imam di Francia con radici in parte ebraiche (dalla nonna di origine polacca). La sua moschea, si legge, sarebbe una “audace avanguardia religiosa nel 12ème arrondissement, ex quartiere popolare di Parigi gentrificatasi negli anni Novanta tra la Cinémathèque e l’Opéra Bastille”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(14 aprile 2021)