“L’odio lo si combatte conoscendolo”

Per combattere efficacemente l’odio è fondamentale, prima di tutto, riconoscerlo e definirlo. Un aiuto arriva da un volume di recente pubblicazione, La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo (ed. Cortina), scritto dalla coordinatrice nazionale nella lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini. 
“Odio è una parola un po’ di moda. Dobbiamo stare attenti alle morbosità, sforzandoci di capire quali meccanismi lo favoriscono” ha ricordato l’autrice nel corso di una presentazione online organizzata dalla Fondazione Corriere della sera a cui sono intervenuti, moderati dal giornalista Paolo Conti e introdotti dal presidente della Fondazione Piergaetano Marchetti, l’ex direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. 
Un’attenzione particolare, nel libro, è dedicato al mondo del web. A quella rete che spesso, senza interventi di contrasto efficaci, finisce per rappresentare “l’habitat ideale per l’espansione del virus”. In questo quadro l’antisemitismo rappresenta una sua variante ben specifica e definita. Comprenderne la particolarità, ha sottolineato Santerini, è il miglior viatico per affrontarla.
“La sfida – aveva in precedenza affermato Di Segni – è far capire che l’antisemitismo ha le sue caratteristiche distinte. Non perché vogliamo un monopolio dell’odio, ma perché per combatterlo serve chiarezza. Bisogna capire con che fenomeno abbiamo a che fare”. Una sfida che riguarda in prima istanza le istituzioni. Chiamate ad agire su diversi piani, “anche quello educativo”.
Particolare allarme arriva dal proliferare di teorie del complotto. “Temo che questa pandemia stia peggiorando il quadro complessivo”, l’osservazione di Loukarelis. Che al riguardo ha chiamato in causa anche la politica, l’uso spregiudicato di un certo tipo di retorica che alimenta rancore e pregiudizi. Un problema “che è anche dell’informazione, con quotidiani che abusano di stereotipi anche nella cosiddetta area progressista”. 
Strettamente connesso, sollevato da De Bortoli, il tema dell’infodemia. Con l’abbondanza da cui siamo sempre più travolti di “contenuti falsi, o parzialmente falsi, nell’anonimato delle fonti”. Un problema che mette in gioco la tenuta della società e che non a caso ha origine, molto spesso, “in paesi non democratici”.
“C’è tanto che possiamo fare contro l’odio. Questo libro ci stimola a creare qualcosa in senso contrario. Una sfida – ha detto monsignor Zuppi – che è anche di tipo culturale”.

(15 aprile 2021)