Setirot – Baltico

Legati al mondo scomparso che gli scrittori yiddish e i fotografi alla Roman Vishniac hanno fatto rivivere e tanto amare, probabilmente non credo si sia sufficientemente razionalizzato, contestualizzato, introiettato un universo certamente meno – poco o per nulla – mistico, religioso, ortodosso, ma non per ciò meno potentemente intriso di ebreitudine. Certo, molti sanno, per dire, che la “scuola di Odessa” ha regalato al mondo alcuni tra i più grandi violinisti di sempre – Heifetz, Milstein, Zimbalist, Elman, Oistrakh e Kogan – oppure, chessò, che Claudio Magris ha riempito pagine indimenticabili descrivendo la simbiotica culla jüdische-mitteleuropea di tanta letteratura. Però è leggendo un libro non recentissimo dell’olandese Jan Brokken che mi si sono aperte finestre finora rimaste chiuse per ignoranza (“Anime baltiche”, traduzione Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo, 472 pagine, Iperborea). In realtà l’autore ci guida in uno stupefacente tour attraverso Lettonia, Estonia, Lituania, per le strade e le piazze di Riga, di Vilnius, di Kaliningrad, di Tallinn, nella vita di nuclei familiari, storie nella Storia, tormentate vicissitudini di stati passati dall’indipendenza al dominio russo e poi tedesco per ritornare sotto l’Unione Sovietica, fino alla agognata indipendenza. Ambienti, culture, “sentire”. Anime, appunto, rimaste tali anche nelle fughe oltre confine.
Così Brokken ricostruisce esistenze straordinarie di donne e uomini celebri e di persone comuni attraverso il viaggio in una terra invasa e contesa, dove la violenza del passato è stata combattuta con l’arte, la poesia e la musica. Gidon Kremer e il suo violino, Roman Kacev di Vilnius, per noi Romain Gary, lo scultore Jacques Lipchitz, Hannah Arendt di Kaliningrad, il pittore Mark Rothko (Rothkowitz prima dell’emigrazione), Chaïm Soutine, parecchi altri i cui nomi non sono divenuti famosi. Brevi periodi di fasti, fughe, nascondigli, quartieri rasi al suolo, famiglie cancellate. In gran parte ebrei. Con i loro bambini, la loro privacy, i traumi infantili, le vicende sentimentali, i successi e le sconfitte. Con un legame nascosto ma evidentemente indissolubile con chi era già qui scappato ai pogrom. Si diceva, i mondi scomparsi…

Stefano Jesurum

(15 aprile 2021)