Il progetto dei fratelli Cavaglion
“La nostra casa che guarda al futuro”

La pandemia ce l’ha insegnato: vivere bene i propri spazi abitativi, trovarsi a proprio agio tra le mura domestiche, è essenziale. A maggior ragione in un momento in cui le nostre vite, anche lavorative, tendono a svolgersi sempre più al loro interno. In grandi ambienti è più facile muoversi con leggerezza anche di spirito. Ma quando questi non ci sono, come far sì che l’esperienza non si riveli traumatica? E soprattutto, come valorizzare al massimo ogni centimetro a nostra disposizione?
Il progetto “Horror vacui”, ispirato come filosofia al celebre concetto aristotelico secondo cui la natura rifugge il vuoto, risponde a questa funzione. Una smart house di soli venticinque metri quadrati in cui, salvo il bagno, tutto può ruotare con un semplice click. A seconda delle esigenze l’ambiente può infatti diventare stanza da letto, sala da pranzo e persino palestra.
Una tecnologia sofisticata, una sorta di tetris tridimensionale, ma facilmente governabile con una app scaricabile sul proprio dispositivo elettronico. A idearlo un team di giovani architetti basati a Torino, trainato dai gemelli Emanuele e Giovanni Cavaglion. Horror vacui è la possibile casa del futuro. Per il momento ha vinto un riconoscimento prestigioso, il premio internazionale Microhome 2020 sul tema della casa sostenibile, innovativa e a basso impatto.
“È un progetto che abbiamo sempre avuto in testa. Cogliendo l’occasione del concorso siamo riusciti finalmente ad elaborarlo e presentarlo nel modo giusto”, dice Emanuele a Pagine Ebraiche. Nella loro casa nulla è statico e immutabile. “Nel caso della cucina il tavolo, basso sullo stile delle case giapponesi, esce dal basso al centro della stanza, mentre l’angolo cottura si abbassa dall’alto sostenuto da un sistema di cavi d’acciaio. Stesso concetto per la camera da letto, con il letto matrimoniale che cala dal soffitto liberando due faretti per l’illuminazione. Invece il comodino e la cassettiera per i vestiti sorgono dal pavimento”, hanno raccontato i progettisti in una intervista. Horror vacui è un progetto “estremo”. Ma comunque di facile applicazione. Tutte le tecnologie su cui si basa esistono e sono già utilizzate.
Per la giuria di Microhome 2020, il progetto torinese “è una buona soluzione per sfruttare al massimo lo spazio disponibile in qualsiasi modalità di layout”. Un progetto che “in modo interessante integra il digitale nello spazio fisico, per renderlo flessibile e adattabile all’utente”.
Un lavoro di grande attualità. “Quello delle micro house – osserva Cavaglion – è un tema sempre più dominante. Ci sono vari fattori che fanno sì che il trend sia questo. Il primo è che le città stanno assumendo dimensioni tali da doverci portare, per forza di cose, a una ottimizzazione degli spazi. Con ciò anche il concetto di abitazione ampia si sta un po’ perdendo. Non è più come un tempo”.
L’Italia sarebbe però in forte ritardo. Altre potenzialità sembra averle invece Israele. Un Paese “che, per sviluppare la nostra idea, sarebbe forse più congeniale: avanti anni luce, sul versante tecnologico, rispetto all’Italia”. Viene in mente quel che diceva Shimon Peres, il grande statista israeliano che fu anche Premio Nobel per la pace: “Non c’è democrazia senza innovazione e non c’è innovazione senza democrazia”. Parole recentemente rievocate, su queste pagine, da Massimiliano Fuksas.
“Quella conversazione fu una specie di scossa elettrica. Mi portò a riflettere su come democrazia e innovazione vadano di pari passo” l’analisi di Fuksas, che al giornale dell’ebraismo italiano ha esposto il suo progetto all’avanguardia per ridisegnare gli spazi in cui viviamo e renderli, come ha scritto in una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “più funzionali, contemporanei, innovativi”.
Perché anche in soli venticinque metri quadrati, come ci ricorda Horror vacui, si possono fare grandi cose. O perlomeno cercare di vivere un po’ meglio.