Pagine Ebraiche – Dossier Scacchi
Re, regine e racconti di identità

Il distanziamento sociale è da sempre parte degli scacchi. Un tempo infatti si poteva giocare a distanza, scambiandosi le mosse per lettera. Oggi è tutto ancor più semplice, grazie alla rete. E tra gli appassionati che vi gioca- no online, sia nelle partite veloci con scacchiere e pezzi virtuali sia attraverso un botta e risposta via mail, c’è lo scrittore triestino Mauro Covacich. Lo ha raccontato in un ampio reportage sul Corriere della Sera, spiegando come durante il gioco tra i due sfidanti si crei una “intimità non solo psicologica e banalmente cerebrale, ma oserei dire profondamente umana”. Grazie agli scacchi si intravede dunque un po’ della personalità dell’altro. “Io sono troppo scarso per poter dire di avere un’identità da scacchista – dice a Pagine Ebraiche – ma per i grandi giocatori, i Fischer, i Kasparov, i Karpov, è un discorso che può valere”. Covacich agli scacchi ha dedicato un libro, L’esperimento (Einaudi), usando il gioco come strumento per esplorare il funzionamento del nostro corpo e della nostra mente. “Non è un libro di scacchi. Per quello, il consiglio è di leggere La difesa di Luzin di Vladimir Nabokov. Oppure La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig”, in cui gli scacchi raccontano le identità di vittime e carnefici nei lager nazisti.