25 Aprile – Qui Napoli
“Ebrei al Sud, storia da raccontare”
“Raccogliere nelle stanze di un museo, o tra le suggestioni di un percorso multimediale, i frammenti di una storia lunga duemila e più anni, non è solo un progetto ambizioso, ma un doveroso atto di riconoscenza nei confronti di una comunità che ha contribuito all’edificazione materiale e immateriale di quella che è stata la capitale del Meridione d’Italia”.
Nico Pirozzi, giornalista, saggista e grande esperto di vicende ebraiche locali, sta promuovendo un nuovo impegno: la nascita di un Centro di documentazione della Shoah e dell’ebraismo del Meridione d’Italia che sarà presentato nella simbolica data del 25 aprile, presso il Parco borbonico del Fusaro, nel corso di una conferenza stampa organizzata dagli enti promotori. E cioè Comunità ebraica di Napoli, Comune di Bacoli e Associazione “Memoriæ – Museo della Shoah”.
Assieme a Pirozzi il sindaco del Comune campano Jose Della Ragione, la presidente della Comunità ebraica napoletana Lydia Schapirer, il rabbino Ariel Finzi, il presidente dell’Ente Autonomo Volturno Umberto De Gregorio, il segretario del Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania Claudio Silvestri, il presidente della Federazione delle Associazioni Italia-Israele Giuseppe Crimaldi e Antonio d’Amore, direttore Generale Asl Napoli2 nord.
“Napoli, la porta del Mediterraneo, una delle città che assieme a Londra e Parigi è stata per secoli tra le più popolose e culturalmente vivaci del Vecchio continente. È anche per questo motivo che il suo porto è stato il più importante punto di approdo del bacino del Mediterraneo”, ricorda Pirozzi presentando l’iniziativa. “Ugualmente per i mercanti ebrei, che all’ombra del Vesuvio giungevano per commerciare le loro mercanzie ma anche, attirati dal clima e dall’empatia degli abitanti, per restarci a vivere, come raccontano le testimonianze giunte sino a nostri giorni”.
Un incontro pacifico tra culture che sarà più volte minacciato. Dalla cacciata d’inizio Cinquecento, che sancirà l’interruzione di una lunga storia di confronto e dialogo, alle più recenti persecuzioni nazifasciste. Tema quest’ultimo cui sarà riservata un’apposita sezione del museo “in un vecchio vagone merci delle Regie Ferrovie collocato all’interno di un’aiuola del parco borbonico”.
In questa prospettiva, prosegue Pirozzi, “più che a un museo si è pensato a un’esperienza sensoriale, in grado di trascinare lo spettatore sino al cuore dell’inferno: lo scopo è quello di lasciare un segno indelebile, con una funzione chiaramente pedagogica, nella memoria del visitatore”.
La località scelta non è casuale: “Da Bacoli, da quell’acqua nella quale da sempre identifichiamo la vita, nell’estate del 1946 salpò un vecchio e malconcio veliero – l’Ideros-Amiram Shochat – sul quale iniziavano il viaggio verso una nuova vita alcuni dei fondatori dello Stato d’Israele. Centinaia di uomini e donne, sopravvissuti agli stenti e alle privazioni dei lager nazisti, che qui a Bacoli, per diversi mesi, non trovarono solo un tetto dove andare a vivere (il Kibbutz Mechor Baruch’) ma anche il calore che solo una comunità di persone che conoscono il significato della parola solidarietà è in grado di offrire”.
(22 aprile 2021)