Milano tra Resistenza e persecuzioni
Otto storie di vita ebraica

Una paziente ricostruzione, archivio per archivio, delle vicende di otto famiglie ebraiche milanesi. Un percorso che accompagna il pubblico nel complesso mosaico delle loro storie, tra battaglie civili, lotta partigiana, sopravvivenza, ritorno alla vita. Ma anche il racconto di una città, Milano, dai molti volti: dinamica, accogliente, in continuo fermento culturale ed economico, ma in alcuni cruciali momenti, indifferente, silenziosa e inospitale. Parliamo di “ViteAttraverso. Storie, documenti, voci di ebrei milanesi nel ‘900”, la mostra digitale promossa da Fondazione CDEC, Archivio Storico Intesa Sanpaolo e ASP Golgi Redaelli, curata da Laura Brazzo, Carla Cioglia, Francesco Lisanti e disponibile online a partire dal 25 aprile (viteattraverso.milanoattraverso.it). Un’esposizione che ci riporta indietro nel tempo, a scoprire il destino delle famiglie Caminada, Dana, Levi, Lopez, Luzzatto, Molho, Pardo Roques, Schwarz. Famiglie segnate dalle leggi razziste del ’38 e dalla persecuzione nazifascista, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella loro Milano e non solo. Come dimostrano le carte e fotografie in mostra, raccolte dai curatori e frutto di un imponente lavoro tra archivi. Da quelli del Cdec, di Intesa Sanpaolo, della Golgi Redaelli, passando per altri pubblici e privati, fino al recupero di documenti in mano alle singole famiglie.
Scavando tra le carte, i curatori raccontano di aver seguito le diverse tracce lasciate da queste famiglie ebraiche e cercato di restituire al pubblico una quadro delle loro vite e identità.
“Ci sono le tracce lasciate perché ti hanno requisito dei beni. Perché sei stato partigiano. Perché hai ricevuto assistenza dal Comune di Milano in un momento di difficoltà. Perché sei stata una scrittrice o un avvocato in prima fila nelle battaglie per le donne e quindi l’archivio dell’Unione dell’Unione femminile ha conservato qualcosa di te”, spiega Laura Brazzo. “Noi abbiamo seguito tutte queste tracce, questi frammenti sparsi, che ci hanno permesso di ricostruire un insieme storie ebraiche e milanesi”.
Nella mostra viene messo in luce come le otto famiglie hanno affrontato il periodo della guerra: chi improvvisando nascondigli di fortuna, chi trovando rifugio presso amici o conoscenti, chi aderendo alla lotta di Liberazione, chi scappando in Svizzera. Ma ci sono anche i percorsi che le hanno portate fino a queste complicate scelte, così come le vicende del dopo. Attraverso documenti, fotografie, testimonianze audiovisive del Cdec, è possibile, spiega Francesco Lisanti, seguire verticalmente le storie delle famiglie, anno dopo anno, o muoversi in orizzontale e approfondire ad esempio nel complesso cosa è accaduto loro nel ’38 o nel ’45. “L’idea era di valorizzare il materiale dei diversi archivi, fare in modo che parlasse direttamente con il pubblico”, sottolinea Lisanti, che racconta anche la genesi dell’iniziativa. “A partire da una busta che conteneva la documentazione degli assistiti della Comunità ebraica di Milano tra il luglio e il novembre ’45 abbiamo iniziato a confrontare i nomi tra quelli presenti in altri archivi e abbiamo iniziato a creare una rosa di storie”. E così progressivamente, carta dopo carta, intreccio dopo intreccio, hanno preso forma le otto vicende raccontate nella mostra. “Ci interessava fornire una rappresentazione che fosse il più ampia ed eterogenea possibile. – spiega Carla Cioglia – Esistenze diverse, legate da alcuni momenti storici comuni: il ’38, la guerra, le persecuzioni. Ma con esperienze differenti sia prima che dopo il conflitto. E così abbiamo famiglie di immigrati dalla Turchia o dalla Grecia. Abbiamo famiglie milanesi da sempre o arrivate da altre zone d’Italia. Di professionisti e intellettuali come di ambulanti”.
La mostra esplora inoltre il ritorno in città di chi riuscì a sopravvivere, la “ricostruzione” di una quotidianità perduta e, in alcuni casi, anche di un rinnovato legame con la propria identità ebraica.