Controvento
Un artista visionario

Conosco Yuval Avital da parecchi anni. Abbiamo anche collaborato nell’ideazione di un’opera, “Giobbe”, messa in scena alle Terme di Diocleziano per l’inaugurazione del semestre di Presidenza italiana dell’IHRA, tre anni fa. Yuval è uno degli artisti più visionari che io abbia mai incontrato -e ho frequentato artisti per tutta la mia vita. Qualcuno ricorda il film “Essere John Malkovich”? Raccontava della possibilità di entrare nel cervello del celebre attore. A me piacerebbe entrare nel cervello di Yuval, e vedere come si connettono e “sparano” i suoi neuroni per creare quel vulcano di idee, di immagini, di suoni, di connessioni che poi si trasformano in mostre, concerti, installazioni. Ascoltarlo descrivere i suoi progetti è come entrare nel mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie, dove le registrazioni sonore effettuate dai vulcanologi, le fotografie della Nasa, le tecnologie multimediali più sofisticate si fondono con archetipi culturali ancestrali, leggende ebraiche, maschere tribali dotate di voce, scultore icono-sonore, cori di migliaia di persone…
Chi non lo conosce e lo sentisse parlare, penserebbe a un illusionista megalomane, e invece lui ha la capacità di realizzare quegli strani sogni che lo portano a creare foreste di altoparlanti di pietra e argilla, a inserire 45 tube in una scultura di Anish Kapoor, a registrare voci di migliaia di persone trasformandole in musica, a inscenare un concerto itinerante al Cimitero Monumentale di Milano, a riunire musicisti da Israele, Kazakhstan, Africa, Cina, Iran, Palestina, alla ricerca di nuove forme di espressione musicale attraverso il dialogo interculturale. Ha partecipato a Manifesta, la celebre biennale nomade di arte, a MiTo, il festival che si svolge fra Milano e Torino e ha dato vita ad un progetto unico in Italia, intitolato Trialogo festival, dove le culture tradizionali e gli artisti contemporanei si incontrano per creare nuove creazioni originali e inedite. E per il lockdown ha messo in scena un ambizioso progetto in streaming volto a creare un’opera corale globale, Human Signs, con danzatori e musicisti da tutto il mondo uniti attraverso l’uso sapiente delle tecnologie digitali.
E poi le mostre d’arte, perché per Yuval immagini e suoni si fondono – mi chiedo se non abbia un cervello di sinesteta, le persone che vedono i suoni e sentono i colori…
Anche nella sua esposizione più recente, “Etere”, curata da Annette Hoffman e inaugurata pochi giorni fa nei bellissimi spazi bianchi e luminosi della galleria Building di Milano (Via Monti di Pietà 23), colori, suoni, percezioni, proiezioni, immagini visionarie si fondono, in un percorso di quattro piani che è una sorta di Divina Commedia ebraica, un “viaggio esperienziale iniziatico”, come lo chiama Yuval, dalle profondità della terra, fino alla luce della spiritualità. Prendendo spunto da una fiaba chassidica del rabbino Nachman di Breslav, “Il racconto dei sette mendicanti”, che descrive la dialettica tra il desiderio del Cuore e la Fonte dell’Acqua come genesi della vita, Avital ha creato un percorso di quattro piani e 129 opere, che dai primordi nelle viscere dei vulcani, il cuore del mondo, sale attraverso l’oscurità del subconscio verso la conquista della libertà e della luce, fino alla spiritualità. Suggestive installazioni video di torrenti e grotte e nude figure che si animano al soffio vitale, si alternano a fotografie, acquerelli, sculture iconosonore, come i Nephilim, i giganti biblici rappresentati da alte maschere sonore o il Cuore dell’Etna, un grande cubo d’acciaio che vibra con le onde sonore del vulcano siciliano.
Ma perché Etere? “È il vuoto che si crea tra l’uomo e le sue aspirazioni, i suoi desideri. È il senso di assenza che ci spinge a cercare le nostre parti mancanti, nella realtà fisica, psichica e metafisica. È insomma l’essenza della vita e della creatività”.
Nato a Gerusalemme, nipote della grande artista israeliana Michal Rovner, Yuval Avital, il cui nome in ebraico significa “torrente” e il cognome “papà della rugiada”, vive da molti anni a Milano con la moglie, la figlia Alma e un gatto.
La mostra rimarrà aperta fino al 26 giugno ed è visitabile, preferibilmente su appuntamento, date le restrizioni anticovid, telefonando al numero 02 8909 4995. Può esser anche visitata virtualmente in 3D sul sito artland.com.

Viviana Kasam