Il film rivelazione di Hadas Ben Aroya
Conoscersi (davvero) al tempo dei social
“E adesso cosa vuoi che faccio?”, dice Max. “Potresti farmi male”, ride Avishag. “Schiaffi?”. “Sì, anche”. “Facciamo mercoledì”. “Va bene, scrivo sul tuo calendario”, taglia corto lei. E scoppiano entrambi a ridere. Sono giovani, carini e a giudicare dallo sfondo, un appartamento pieno di luce e piante, non hanno grossi problemi.
È la prima delle coppie che animano i tre capitoli del nuovo film dell’israeliana Hadas Ben Aroya intitolato Mishehu Yohav Mishehu – All Eyes Off Me. Dopo Avishag incontriamo Danny che a una festa cerca Max per dirgli che è incinta e che il bambino è suo. Intanto, Dror – un uomo di mezz’età – sorprende Avishag, che porta a passeggio il suo cane, addormentata nel suo letto ed è l’inizio di una nuova inaspettata consuetudine.
Ad accomunare i protagonisti del film, presentato con successo all’ultima Berlinale, è il tema dell’intimità. Mishehu Yohav Mishehu porta in scena una generazione libera, trasgressiva e abituata a un costante marketing di sé e delle proprie emozioni. Una generazione che a furia di svelarsi sui social rischia di scoprirsi vuota e incapace di legami autentici. “Promuoviamo in modo ossessivo le nostre vite al mondo, riversando una sorprendente quantità di intimità davanti a centinaia di sconosciuti attraverso degli schermi” spiega la regista, una delle voci più interessanti del nuovo cinema israeliano. “È una vicinanza ingannevole, pericolosa e in sostanza solleva la domanda di cosa sia l’intimità nel nostro tempo e alla nostra età”.
“Volevo scrivere un film sulla sensazione che qualcosa di noi si sia un po’ guastato”, continua. “Mi sembra che il monitor che dovrebbe segnalare il momento in cui superiamo certi limiti sia così bruciato da un eccesso di stimoli dalla pornografia, dai social, da quella falsa intimità, che non si è più in grado neanche di dire cos’è giusto e cos’è sbagliato. Questa frattura fra una totale apertura e una dissociazione emotiva mi affascina e mi spaventa, ed è al centro del film”. Ciascuno dei tre capitoli che compongono Mishehu Yohav Mishehu ha il suo eroe, ma l’unica vera eroina è Avishag, la cui storia attraversa l’intero film. In quest’intreccio prende forma una visione a tutto campo in cui rispecchiano i dolori e le contraddizioni di un’età diversa da quel che appare. L’intimità troppo esibita non corrisponde infatti all’intimità reale, sostiene Ben Aroya.
“Mi rendo conto che abbiamo paura di alcune cose molto semplici: di dire ‘ti amo’, di essere onesti e vulnerabili. Possiamo arrivare a certi estremi, ma trovarsi a letto con qualcuno e condividere i tuoi sentimenti… è la cosa in assoluto più difficile. Non sono una sociologa, ma sento che i miei genitori erano capaci di dire ciò che provavano, ma non potevano fare quello che faccio io. Trovo questo cambiamento affascinante”.
Regista e attrice, Hadas Ben Aroya è una veterana del circuito cinematografico internazionale. Laureata alla Steve Tisch School of Film and Television, ha debuttato nel 2016 con People That Are Not Me, che ha scritto, diretto e prodotto. Ha partecipato all’edizione 2017 della Berlinale Talents e nello stesso anno è stata inserita da Forbes fra le trenta persone più interessanti sotto i trent’anni.
Daniela Gross
(In alto una scena di Mishehu Yohav Mishehu, in basso la giovane regista Hadas Ben Aroya)
(28 aprile 2021)