Ticketless – Geel,
la città dei matti

Geel è una cittadina fiamminga, isolata nei secoli e ignorata dalla storia. Dal punto di vista della storia delle malattie mentali e della loro cura rappresenta una storia praticamente unica. Già in età medievale vi giungevano da molte parti dell’Europa malati di mente per implorare la guarigione. La Francia laica avvierà un processo di radicale trasformazione, con l’intervento delle istituzioni e il controllo di medici specialisti. Si cercava di dimostrare al mondo che i malati di mente non fossero pericolosi, né contagiosi. Potevano convivere con i “sani” e tornare al lavoro, infine alla loro famiglia d’origine. Nel corso del XIX secolo, sul finire del secolo che inizia a studiare scientificamente i meandri del subconscio, alienisti, psicologi e antropologi guarderanno a Geel come a un laboratorio della modernità.
Uno dei nostri maggiori studiosi del positivismo e dell’opera di Cesare Lombroso, Renzo Villa, al termine di una pluridecennale ricerca archivistica, ci regala un volume di grande valore scientifico, ma anche di profonda sensibilità umana (“Geel, la città dei matti. L’affidamento famigliare dei malati mentali: sette secoli di storia”, ed. Carocci). Sul finire dell’Ottocento l’antisemitismo e anche l’ebraismo finirono sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati e degli antropologi (il volume di Lombroso è del 1894); la rappresentazione scenografica, “teatrale”, della vita dentro il ghetto che il positivismo diede dell’ebraismo costeggia le sponde della follia, del genio, della malattia mentale. Questo libro, fra i tanti meriti, possiede quello di fare luce sul mito delle colonie felici, delle isole immaginate, delle utopie concrete, di cui è piena la letteratura dell’Ottocento. Sono pagine, queste di Villa, che si leggono con passione e “compassione”, come non può non essere quando puntiamo il nostro sguardo su un mondo di reclusi e di reietti, ma soprattutto quando, come fa l’autore, la pietas prevale sul logos e la speranza di una cura e di una guarigione non sparisce dai nostri cuori.

Alberto Cavaglion

(28 aprile 2021)