Madrid e l’onda populista sul voto,
le preoccupazioni del mondo ebraico
Chiunque avrà la meglio, le elezioni in programma il 4 maggio a Madrid saranno ricordate come le più inquietanti della storia recente di Spagna. Un laboratorio di populismi a confronto – nella retorica, nei simboli, nella visione di futuro – cui anche il resto d’Europa sembra guardare con crescente apprensione. La grande favorita è Isabel Díaz Ayuso, 42 anni, presidente uscente della comunità autonoma madrilena ed espressione del partito popolare. Principale sfidante il professore universitario Ángel Gabilondo, 72, leader dello schieramento di sinistra. A far parlare sono però anche altre forze, le più destabilizzanti sulla scena: gli estremisti di destra di Vox, con legami oscuri anche con l’Iran, senza i quali Ayuso potrebbe non essere in grado di governare. E a sinistra i populisti di Podemos, essenziali per Gabilondo, che vedono in Israele uno “Stato dell’apartheid”. Inevitabilmente il tutto si ripercuote anche sulla piccola ma vitale comunità ebraica locale. Ufficialmente quattromila iscritti. Ma in realtà un numero per difetto: contando i non iscritti e i tanti studenti israeliani che vivono nella capitale la cifra si attesterebbe sulle 10mila unità.
“C’è grande preoccupazione. I motivi non mancano, sia che si guardi a destra che a sinistra” conferma rav Pierpaolo Pinhas Punturello, coordinatore degli studi ebraici del Centro Ibn Gabirol Colegio Estrella Toledano. In un video recente l’organizzazione ACOM, che si occupa del rafforzamento delle relazioni tra Israele e Spagna e di cui fanno parte numerosi ebrei madrileni, si è chiaramente esposta: il suo sostegno andrà ad Ayuso. Una presa di posizione stigmatizzata dai vertici dell’ebraismo spagnolo che in questa complessa partita politica non vogliono essere tirati per la giacchetta, “né in un senso, né in un altro”. L’apoliticità ufficiale dell’ente non significa naturalmente che non vi siano simpatie per un preciso candidato. La sensazione, spiega il rav, è che “sia proprio Ayuso a godere di un maggiore consenso”.
Alcune iniziative avrebbero favorevolmente impressionato. Come l’istituzione dell’obbligatorietà, nei percorsi didattici regionali, dello studio della storia degli ebrei sefarditi. Una svolta epocale, considerando il lungo oblio spagnolo su questa vicenda. “Non è un caso – prosegue il rav – che appena pochi mesi fa le sia stato conferito un premio. L’occasione è stata data da Chanukkah, la festa della luce: Ayuso è venuta nella sinagoga grande di Madrid, è stato un evento molto significativo”.
Se Ayuso sembra contare su un vasto appoggio, lo stesso non si può dire naturalmente di Vox. Un’eventuale alleanza di governo non passerebbe nel silenzio. “Vox – sottolinea il rav – fa orrore un po’ a tutti. C’è, nella sua retorica, un’agenda chiaramente suprematista e nazionalista. Distante anni luce dal sentimento di amor patrio diffuso tra gli ebrei spagnoli”.
Per un ebreo di Madrid, osserva rav Punturello, “essere patriota, un sostenitore del regno, non è un tabù: può mettere una bandiera con lo stemma reale sul suo balcone e sentirsi a proprio agio”. Una situazione molto diversa dall’Italia dove “sarebbe aberrante esporre la bandiera con lo stemma sabaudo, che per noi significa leggi razziste e persecuzioni”.
E il rapporto con la memoria di Franco? “Tra gli ebrei di Spagna non c’è la sensazione di essere stati colpiti in modo significativo. Si guarda al franchismo come a un momento terribile della storia nazionale. Ma non – conclude il rav – con una particolare accezione antiebraica”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(Nell’immagine Isabel Díaz Ayuso e Ángel Gabilondo)
(29 aprile 2021)