Setirot – L’Anp e il rinvio del voto

Dopo la fiammata d’interesse mediatico per gli “accordi di Abramo”, in merito ai quali ci si è per lo più limitati a giudizi ideologici e davvero poco approfonditi, l’ormai consueta cappa di silenzio e di disinteresse è nuovamente calata sulle vicende mediorientali. Eppure Israele arranca alla ricerca di un quadro politico minimamente stabile. Eppure il 22 maggio – domani insomma – si dovrebbero svolgere le elezioni parlamentari palestinesi mentre le presidenziali sono previste per il 31 luglio. Circa due milioni e mezzo di cittadini chiamati alle urne in Cisgiordania e a Gaza da Hamas, Fatah e altre forze politiche minori dopo oltre 15 anni di rimandi, annullamenti e magheggi. Eppure anche questa volta l’Autorità Palestinese, guidata dal presidente Mahmoud Abbas e dalla sua Fatah, parrebbe preparare l’opinione pubblica alla possibilità di un ennesimo rinvio. Ennesimo poiché dopo il voto del 2006, le consultazioni sono state annunciate e successivamente annullate quattro volte – 2009, 2011, 2018 e 2019 – per l’impossibilità di trovare una intesa tra le fazioni rivali Fatah e Hamas. Oggi però la motivazione della paventata cancellazione è che Israele non ha ancora dato il benestare all’allestimento dei seggi nei quartieri est di Gerusalemme. Ovviamente c’è chi vede dietro questa “scusa” un nuovo tentativo da parte di Abbas di non affrontare il giudizio popolare che si presume non esattamente positivo e che vedrebbe crescere il consenso nei confronti della compatta Hamas e delle dissidenze di Fatah di Marwan Barghouti, all’ergastolo in Israele per aver organizzato sanguinosi attentati terroristici, e di Mohammed Dahlan, ex uomo forte a Gaza prima del colpo di stato islamista, ora in esilio negli Emirati Arabi Uniti. Quale che sia la “verità”, non v’è dubbio alcuno che finché Israele non sminerà la situazione concedendo, come è doveroso, il diritto di voto ai palestinesi di Gerusalemme Est il debole e corrotto sistema di potere dell’Autorità non sarà mai giudicato e nel caso modificato. Il che si chiamerebbe democrazia.

Stefano Jesurum

(29 aprile 2021)