“Contro le mafie, dobbiamo fare rete”
“La lotta alla povertà e la lotta alle ingiustizie e alla illegalità costituiscono le basi per una convivenza civile. Tale impegno è prioritario nelle comunità religiose non solo al loro interno ma soprattutto nelle nazioni in cui sono presenti. Il loro impatto aumenta se riescono a fare un fronte comune, a lavorare insieme attivando un processo che generi fiducia reciproca nel rispetto della diversità, riconoscendo il valore della differenza di ogni credo religioso”. A sottolinearlo, nel corso dell’incontro “Le mafie, la pandemia, l’impegno. Le religioni si interrogano”, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara. Nel corso del panel, organizzato dall’associazione Libera e moderato da don Marcello Cozzi, Francesca Rispoli ha presentato il report “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”. A partire da questa indagine, esponenti di diverse confessioni religiose, dal mondo islamico alla realtà induista, si sono confrontanti sul problema di come impegnarsi collettivamente per contrastare le mafie e la loro capacità di sfruttare questo momento di fragilità del paese. “La pandemia con la perdita di lavoro di alcune categorie ha aggravato le difficoltà di far fronte ai debiti e quindi permettendo all’usura e alle mafie di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale come è stato bene evidenziato dal rapporto presentato” ha sottolineato Mortara, facendo un quadro della situazione all’interno della realtà ebraica. E soffermandosi su alcune iniziative specifiche, realizzate a protezione delle categorie più fragili. “Dal 2006 è nata l’Associazione Dror Onlus su impulso della Comunità ebraica di Roma con lo scopo di gestire uno Sportello Antiusura. Tale servizio si inserisce nella rete degli Sportelli già operanti nel territorio cittadino che seguono il modello della FAI-Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane e del loro ispiratore Tano Grasso. – ha spiegato Mortara – Il nome scelto per l’Associazione è significativo: il termine “Dror” indica in ebraico il concetto di libertà, intesa come emancipazione da qualsiasi forma di schiavitù umana. In questo caso libertà dalla schiavitù che esercita sul suo simile chi lo controlla sul piano economico. Concetto che è alla base dell’associazione che ci ospita oggi”. Nell’ultimo anno, ha evidenziato il vicepresidente UCEI, si è osservato un aumento delle richieste di aiuto dalle persone sovra-indebitate, ma non un significativo aumento dei casi di usura. “Tutti i servizi sono offerti agli utenti in forma gratuita. Lo Sportello non eroga contributi in denaro: l’esperienza dimostra che più che nuovi prestiti l’utente ha bisogno di un aiuto fatto di consulenza, ascolto e assistenza nel rimettere ordine, nel reindirizzare il proprio percorso economico. Come si vede è necessario fare rete con tutte le associazioni ed istituzioni impegnate alla lotta all’usura e fare una azione di prevenzione anche nei confronti dei giovani nelle scuole”.