Il futuro politico d’Israele
nelle mani di Lapid e Bennett

Entrambi da tempo puntano a sostituire Benjamin Netanyahu, il Primo ministro israeliano più longevo della storia d’Israele. E dopo le ultime 24 ore, con il fallito tentativo proprio di Netanyahu di formare un governo, avranno la possibilità di realizzare l’agognato obiettivo. Il centrista Yair Lapid e il rappresentante della destra nazionalreligiosa Naftali Bennett hanno infatti davanti a loro una prima vera opportunità di ottenere l’incarico di Primo ministro d’Israele. Per farlo, dovranno però arrivare a un’intesa reciproca, spegnere eventuali dissensi interni e così dare un esecutivo a un paese stanco di tornare ogni sei mesi alle urne. “Faremo di tutto per formare un governo di unità nazionale”, ha annunciato Lapid, uscendo in queste ore dall’incontro con il Presidente d’Israele Reuven Rivlin e presentandosi come il candidato più forte per ottenere il mandato di formare una coalizione di governo. Se Bennett al momento può contare solo sul sostegno del suo partito (7 seggi), già 51 parlamentari della Knesset (su 120 totali) hanno invece raccomandato il nome di Lapid al Presidente Rivlin nel corso delle ultime consultazioni. Un sostegno che tocca tutto l’arco politico, dalla sinistra laburista e di Meretz fino alla destra di Yisrael Beiteinu e di Tikva Hadasha. Proprio quest’ultimo partito, guidato dall’ex uomo del Likud Gideon Saar, ha deciso di cambiare orientamento rispetto alle precedenti consultazioni e indicare il leader di Yesh Atid come candidato Premier. Saar aveva dichiarato in campagna elettorale che non avrebbe fatto parte di un governo a guida Lapid, ma soprattutto aveva promesso di non sedere mai più al fianco del Premier Netanyahu. E così ha deciso di dare seguito alla seconda promessa. Inoltre Saar ha fatto in queste settimane da mediatore, raccontano i quotidiani locali, tra i due contendenti alla premiership, Lapid e Bennett. Su suo suggerimento e pressione, Lapid, nonostante abbia il partito più grande alle spalle, ha offerto a Bennett di servire per primo come Premier in un governo di unità con premiership a rotazione.