Una benedizione per il futuro

Prima che il Coronavirus rivoluzionasse le nostre realtà, ero solita salire sul Monte Meron prima di ogni viaggio che dovevo intraprendere con i ragazzi del mio teatro multiculturale di Beresheet LaShalom. Partire con una ventina di adolescenti è un’impresa e una grande responsabilità. Andavo dal mio amico Rav Mordachai e mi facevo dare una bella benedizione sia per i ragazzi ebrei che per i ragazzi arabi. Lui mi accoglieva sempre con grande gentilezza e me ne andavo via portando insieme alle parole di buon auspicio e al sorriso sereno anche piccole e preziose gemme di saggezza. La prima persona che ho cercato dopo la terribile sciagura di Lag BaOmer è stato lui. Volevo sapere se stava bene, se la sua grande famiglia era scampata alla tragedia. “Si, siamo tutti sani Baruch HaShem, benedetto sia il Suo Nome… ma Lui ci sta dicendo qualcosa, dobbiamo ascoltare, cercare di capire cosa ci sta dicendo! Vieni a trovarci!”. Sono salita nonostante il cuore mi gridasse: “Non andare, non ce la farai a sopportare le immagini di questa disgrazia”. Mi ha assicurato che tutto era tornato già alla normalità e quando ci siamo incontrati ho sentito l’abbraccio virtuale. Mi ha fatto sedere sulla sedia maestosa di Eliahu HaNavi – Elia il Profeta, sulla quale si circoncidono i bimbi e ha iniziato un lungo monologo: “HaShem, il Nome, ci sta dicendo che stiamo perdendo il controllo. Siamo disuniti, ci laceriamo reciprocamente, ci allontaniamo sempre più uno dall’altro. Non ci ascoltiamo, non abbiamo più compassione. Come il buio si annulla solo attraverso la luce cosi l’odio si può respingere solo attraverso l’amore. Non importa destra o sinistra, religiosi o laici. Siamo tutti Suoi figli e qual è il dolore più grande di un Padre? Vedere Suoi figli in conflitto. Vedere la loro sofferenza. E non ha senso se un figlio Lo venera e Lo rispetta ma disprezza, denigra e umilia i suoi fratelli. Kadosh Baruch Hu – il Santo Benedetto Egli sia, non può gradire le sue preghiere. Abbiamo bisogno di guide che sappiano riunirci, di capi che si curino del popolo e non dei loro interessi personali. L’ostilità ci sta indebolendo. Questo anno spaventoso ha creato una serie di popoli in seno al popolo. Questo è il vero contagio che ci sta allontanando l’uno dall’altro e dallo spirito che ha dato vita allo Stato d’Israele, dal miracolo che ha dato una risposta a tutte le nostre sofferenze dalla distruzione del Grande Santuario alla Shoah!”. Ho sentito l’energia per continuare a trasmettere la positività della vita, a cercare legami, a cercare l’umano comune da Tel Aviv a Yerushalaim, dal Negev alla Galilea, lungo tutto il globo. Ho colto il senso sottile e penetrante del messaggio ebraico: conservare insieme la creazione sforzandosi di mettere da parte le ideologie e ridare un significato alla vita. Ho avvertito nelle parole di Rav Mordechai la berachà, la benedizione di cui avevo tanto bisogno.

Angelica Edna Calò Livne