Verona, la chiave è accogliere

Con l’anno accademico 2020-2021 anche la Comunità ebraica di Verona farà parte del più ampio progetto dei Corridoi umanitari promosso all’interno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Attraverso il Protocollo tecnico siglato a Roma nel 2015 tra i ministeri degli Affari Esteri e dell’Interno e Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese, le parole “corridoio umanitario”, da astratto concetto creato all’interno delle Istituzioni europee sono diventate concreta possibilità di accogliere legalmente in Italia migranti e rifugiati, provvedendo alle loro esigenze, dalla prima accoglienza alla sistemazione abitativa fino ad un auspicabile integrazione nella società italiana. E così UCEI, facendo proprie queste istanze, già da tempo ha approvato sostegni economici per quelle Comunità ebraiche che possano realizzare questi obiettivi, in collaborazione con organizzazioni ed enti del volontariato locale.
Ecco quindi l’esperienza di Torino, che con l’aiuto della Compagnia di San Paolo ha ospitato una coppia congolese in un appartamento di proprietà della Comunità; quella di Firenze, dove grazie alla collaborazione del Comune e della cooperativa Il Girasole, è stata fornita una prima accoglienza a giovani migranti provenienti dal nord Africa e dai Balcani, in vista di altra destinazione finale. E infine Milano, dove le iniziative sono state molteplici: con il supporto della Comunità di Sant’Egidio, una famiglia siriana ha trovato ospitalità ed aiuto nella ricerca di un lavoro; ma l’iniziativa più rilevante è stata svolta presso il Memoriale della Shoah dove, nelle estati degli anni 2015-2017, periodo dell’anno in cui le attività dell’ente sono ridotte, è stato dato un tetto ed un rifugio a coloro che dopo aver attraversato il Mediterraneo si trovavano in transito alla stazione di Milano. Si calcola che in tre anni sia stata data assistenza a più di seimila persone, grazie al contributo della Comunità di Sant’Egidio ed all’aiuto delle organizzazioni giovanili ebraiche.
Da quest’anno l’aiuto dell’UCEI nei confronti dei migranti oltrepassa anche i confini nazionali: è stato infatti approvato di recente un progetto avente ad oggetto la Bosnia e più specificamente il campo di Lipa (nell’immagine in alto), nel quale vivono in condizioni miserrime persone che quando vi giungono hanno già alle spalle un lungo cammino. Le Comunità ebraiche di Bosnia, unitamente all’associazione umanitaria La Benevolencija ed alla Comunità di Sant’Egidio daranno il necessario supporto in loco.
E Verona dunque?
Verona aggiunge alla categoria dell’accoglienza umanitaria la specificità dello studio a livello universitario: il nostro ateneo ha infatti aderito al progetto UNI. CO.RE (University Corridors for Refugees) che riflette le indicazioni date dalla Commissione Europea nella sua raccomandazione del 23 settembre 2020 con la quale invitava gli Stati Membri a creare nuovi percorsi di ingresso e di protezione dei rifugiati, quali programmi di studio e lavoro.
Più specificamente, tale programma permetterà ad uno studente o studentessa che abbia già la qualifica di rifugiato, ed al momento della domanda sia residente in Etiopia, di essere ammesso ad uno dei corsi di laurea magistrale internazionale dell’università scaligera nel prossimo anno accademico. In quanto rifugiato, lo studente potrà arrivare in Italia con un percorso regolare e legale ed ivi rimanervi fino al completamento del ciclo di studi ed oltre, se possibile. Infatti questa iniziativa garantirà all’assegnatario non solo un supporto amministrativo e logistico, quale il conferimento di una borsa di studio e l’accompagnamento/orientamento all’interno dell’università mediante un tutor dedicato, ma anche la copertura degli altri servizi necessari per l’accoglienza e l’integrazione della persona nel territorio: vitto e alloggio, rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, acquisto di materiale didattico ed informatico saranno infatti garantiti grazie ad un accordo con partner locali e organizzazioni di volontariato tra i quali l’assessorato alla Cultura ed alle Pari Opportunità del Comune di Verona, la Chiesa Valdese, Migrantes-Centro Pastorale immigrati e Comunità ebraica di Verona e Vicenza. Il progetto UNI.CO.RE vede l’università di Verona tra i ventiquattro atenei italiani che daranno la possibilità a quarantatré rifugiati di proseguire il proprio percorso accademico in Italia. Per la prima volta anche una Comunità ebraica farà parte di questa importante e notevole iniziativa che è giunta alla sua terza edizione.
L’università scaligera ha infatti aderito al Manifesto dell’università Inclusiva, rete di atenei italiani che fa capo all’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), il cui obiettivo è quello di favorire l’accesso di questi ultimi all’istruzione superiore, aiutando quei “giovani che aspirano legittimamente a costruirsi un futuro in dignità e vogliono dare il loro contributo alla società”, secondo le parole della rappresentante dell’UNHCR in Italia.
Trasformare questo obiettivo in una realtà concreta sarà forse possibile grazie al contributo di tutti gli enti partecipanti a livello locale – e quindi anche la Comunità ebraica di Verona – i quali saranno partner nel monitoraggio costante del progetto in essere, attraverso meeting periodici di coordinamento, di persona o da remoto. Se è vero che l’autentica accoglienza non può prescindere da una reale possibilità d’integrazione, è altrettanto vero che chi viene aiutato deve essere consapevole dei doveri che in tal modo si assume verso la collettività, come affermato anche dalla Presidente UCEI Noemi Di Segni su queste stesse pagine. Per predisporre le basi di un’autentica integrazione, tale progetto prevede che alcune famiglie veronesi diano la propria disponibilità ad accogliere lo studente in quei giorni o comunque brevi periodi in cui l’università, vuota di studenti per vacanze o festività, non venga percepito come un luogo così accogliente per chi ha la propria famiglia e i propri cari a migliaia di chilometri di distanza.
Ecco quindi come le parole della Torah, “Se il tuo fratello impoverirà… lo dovrai sostenere: che sia straniero o residente, una volta che viva con te” (Lev.25,25), si arricchiscono di nuovi significati: rammentando la nostra stessa esperienza storica, le nostre varie diaspore, non possiamo rimanere indifferenti di fronte a chi arriva da lontano e deve ricostruirsi una vita.
Tutti questi progetti, da ultimo quello veronese, cercano di dare una risposta concreta ai quesiti che interrogano la nostra coscienza, come ebrei e come esseri umani, proponendo iniziative che coniugando rispetto per le minoranze e per la dignità dell’uomo possano essere così anche un efficace strumento per combattere l’antisemitismo.

Miriam Perbellini Carmi, Pagine Ebraiche Maggio 2021