Ticketless – Il giovane Bassani

La riscoperta dei primi racconti di Giorgio Bassani è una piacevole sorpresa, da salutare con entusiasmo. “Una città in pianura” uscì nel 1940. L’autore, causa leggi razziste, firmò il libro con lo pseudonimo di Giacomo Marchi. Il libro comprendeva cinque racconti, incluso quello che dà il titolo alla raccolta e costituisce, in assoluto, la prima “storia ferrarese”. Grazie alle amorevoli cure di una delle più giovani e brave studiose dello scrittore, esce adesso una nuova edizione, che comprende racconti tenuti nel cassetto, anteriori allo scoglio fatale del 1943 (“Una città di pianura e altri racconti giovanili”, a cura di Angela Siciliano, Officina Libraria). La Siciliano ci guida con perizia nel laboratorio dello scrittore all’esordio: un giovane pieno di talento che sudava sulle carte con furore alfieriano, instaurando un dialogo notturno con Flaubert, Rilke, Delfini, Proust. Il volume è ricco di inediti, la cura filologica ineccepibile. Se ne deducono cose importanti: le figure che affollano questi racconti giovanili hanno già lo spessore e la profondità dei personaggi maggiori. Salvo un personaggio femminile relativamente marginale, per ovvie ragioni, il ritratto della borghesia ebraica ferrarese è di là da venire. Autocensura obbligata? Forse (e come potrebbe essere diversamente?) L’esordio di Bassani ritrattista della Ferrara ebraico-fascista scatterà con ogni evidenza solo dopo il 1943. Lo scrittore fedele alla storiografia di Croce, appassionato di storia della storiografia (in generale, dell’ebraismo italiano in particolare) maturerà soltanto dopo l’8 settembre. La storia d’Italia è nascosta, qualcosa si legge fra le righe, ma non molto. Di qui il fascino segreto che emanano queste pagine. Le avevamo dimenticate.

Alberto Cavaglion

(12 maggio 2021)