Da Torino a Napoli,
l’Italia ebraica mobilitata

Prosegue, nell’Italia ebraica, la mobilitazione in solidarietà ad Israele e alla sua popolazione sotto attacco dei terroristi di Hamas. In piazza dei Martiri a Napoli molte adesioni al presidio indetto dalla Comunità ebraica cittadina in collaborazione con l’associazione Italia-Israele e l’associazione Bezalel. Ad intervenire, tra gli altri, la presidente della Comunità ebraica Lydia Schapirer, il presidente della sezione napoletana dell’associazione Italia-Israele Amedeo Cortese, il presidente nazionale della Federazione Italia-Israele Giuseppe Crimaldi e il presidente di Bezalel Francesco Lucrezi.
“Oggi – ha sottolineato Schapirer – siamo qui per affermare il diritto di Israele ad esistere e a difendersi. Non si possono chiudere gli occhi davanti a quanto sta accadendo. Immaginate cosa sarebbe successo se missili fossero stati lanciati su New York, Parigi o Roma”. Schapirer ha parlato di informazione spesso distorta su Israele ed espresso rammarico, con riferimento alla recente sollevazione di parte della comunità arabo-israeliana, “per il crollo di un’illusione: che la coesistenza interna a Israele potesse fiorire e dare una prospettiva di pace al Paese”. Un tema toccato anche dal rabbino Ariel Finzi, che ha sottolineato come i cittadini arabo-israeliani oggi al centro delle cronache “abbiano pari diritti rispetto al resto della popolazione”. Una sollevazione quindi pretestuosa in un momento in cui, ha aggiunto, è fondamentale “manifestare la nostra solidarietà a un Paese attaccato da una organizzazione terroristica che riceve molti finanziamenti”.
Nelle stesse ore la Comunità di Torino si è raccolta in un momento di riflessione e preghiera online, con interventi del suo presidente Dario Disegni, del rabbino capo rav Ariel Di Porto e di rav Alberto Somekh.
“Dopo un durissimo lockdown che ha costretto tutti i cittadini nelle proprie case – ha affermato Disegni – non c’è stato neppure il tempo di riabituarsi alla maggiore libertà di movimento conseguita dopo grandi sacrifici: le sirene che hanno ripreso a sibilare nelle città israeliane hanno richiamato tutti più volte in questi giorni e in queste notti a rinchiudersi nelle stanze blindate dei propri appartamenti o nei rifugi anti-missili”. A ciò, ha poi evidenziato, “si aggiunga un fenomeno sostanzialmente nuovo e foriero di grandissima preoccupazione: il coinvolgimento di parte della popolazione arabo-israeliana in scontri armati contro cittadini ebrei e in incendi appiccati a sinagoghe, che hanno innescato una spirale di violenza che difficilmente si arresterà prima di una cessazione delle ostilità”. Compito delle comunità ebraiche in Diaspora, ha sottolineato Disegni, è innanzitutto “quello di essere vicini ai nostri fratelli di Erez Israel e a quanti sono chiamati a difenderlo dai gruppi terroristici che hanno scatenato la loro furia distruttrice”. Ci sarà poi tempo in un prossimo futuro, ha aggiunto il presidente degli ebrei torinesi, “per confrontarci serenamente e con animo più disteso in analisi della situazione politica della regione e delle prospettive di evoluzione in uno scenario internazionale in rapido e costante mutamento”. Oggi, le parole di Disegni, “non può che essere solamente il momento del raccoglimento e della preghiera, cui ci accingiamo con la recita dei Tehilim in memoria delle vittime e per richiedere la pronta guarigione dei feriti e un avvenire di pace per Israele e per tutti i popoli”.
Disegni ha concluso citando una importante riflessione del rav Jonathan Sacks.“L’ottimismo – sosteneva rav Sacks – è la fiducia nel fatto che le cose miglioreranno. La speranza è la convinzione che, se lavoriamo abbastanza duramente, riusciremo a migliorare le cose. Per essere ottimisti non ci vuole coraggio, anzi c’è una buona dose di ingenuità. Ma ci vuole molto coraggio ad avere speranza”. L’augurio è che questa speranza “ci accompagni nel nostro agire consapevole e nel nostro impegno quotidiano per costruire un futuro migliore”.

(Nell’immagine la manifestazione di Napoli)