Il convegno internazionale
Ebrei, Italia ed Europa orientale:
una lunga storia di relazioni

Gli stretti contatti tra l’Italia e l’Europa orientale si sono evoluti nel corso dei secoli e gli ebrei sono stati parte integrante di questo rapporto. Gli esempi più noti sono senz’altro la costruzione di numerose sinagoghe in Polonia e Lituania da parte di architetti italiani. Ad esempio la sinagoga Izaak, costruita da Francesco Olivieri nello storico quartiere Kazimierz di Cracovia nel 1644, e che prende il nome dal suo donatore Izaak Jakubowicz, banchiere del re Ladislao IV di Polonia. L’edificio, che la storica dell’architettura Carol Herselle Krinsky considera “la più importante dal punto di vista architettonico” di tutte le vecchie sinagoghe di Cracovia, fu a tal punto bella e sfarzosa che i locali funzionari diocesani fecero di tutto per ritardarne la costruzione.
La galiziana Leopoli fu un altro importante centro in cui, tra il XVI e XVII secolo, architetti italiani o di lingua italiana progettarono e costruirono sinagoghe. Tra di loro basti citare Adam Pokora (Adamo de Larto) di Bormio in Lombardia, Andrea Pellegrino di Bologna, Paweł Szczęśliwy (Paulus Italus), Ambroży Przychylny (Ambrosius Nutclauss) e Giacomo Medleni, provenienti dal cantone svizzero dei Grigioni e Zachariasz Sprawny (Zaccaria Castello) di Lugano in Ticino.
Curiosa poi la vicenda di Bernardo Morando che, nato Venezia nel 1540, si trasferì in Polonia nel 1569. L’architetto italiano nel 1578 fu incaricato dal ricchissimo nobile polacco Jan Zamoyski di progettare una “città ideale” in stile rinascimentale. Zamoyski, impressionato da ciò che aveva visto durante il suo soggiorno come studente di medicina di Padova, voleva che Morando gli costruisse qualcosa di simile e che la sua nuova città di Zamosc fosse popolata da un mosaico multiculturale di persone tra cui italiani, greci, armeni ed ebrei, ma invitò solo sefarditi provenienti dalla Repubblica di Venezia e dall’Impero Ottomano, che considerava cosmopoliti e culturalmente superiori ai locali ebrei ashkenaziti, a cui proibì tassativamente di stabilirsi in città.
Per spiegare questa massiccia presenza di “italiani“ (ebrei e cattolici) è necessario ricordare che la Polonia a partire dal XVI secolo fu un centro di commercio e cultura in piena espansione, ideale per esercitare il proprio mestiere ed avere successo.
L’interazione fu ovviamente anche in direzione opposta. Se è vero che numerosissimi furono i medici ebrei provenienti dall’Italia che esercitarono la professione nelle più importanti corti dell’Europa orientale, è altrettanto vero che innumerevoli furono gli studenti ebrei in medicina provenienti da paesi dell’Est che vennero a studiare negli atenei italiani. Indicativa la vicenda del libro Yerum Moyshe, pubblicato in yiddish nel 1679 ad Amsterdam dal polacco Moyshe Rofe che, dopo aver studiato medicina in Italia, tornò nella nativa Kalish per servire la sua comunità. L’autore nell’introduzione al libro, allo scopo di dare maggiore credibilità ai suoi rimedi medici, riportava le prestigiose approvazioni in ebraico di sette medici di Padova, Verona e Venezia, nonché del rabbino di Padova Semaria Conegliano (o Coneian).
Tale rapporto fu anche di carattere commerciale, politico e religioso. Tra il XVI e il XVII secolo, ad esempio, rilevante fu l’attività dei mercanti ebrei attivi tra Mantova, Praga, Lipsia, Polonia e Russia, che fecero giungere verso la corte dei Gonzaga pellicce, medicinali, pietre e metalli preziosi provenienti dall’Europa orientale; il Consiglio delle Quattro Terre, l’organo centrale dell’autorità ebraica in Polonia dalla seconda metà del XVI secolo al 1764, inviò numerosi emissari da Lublino a Roma, e durante il XIX e XX secolo molti rabbini polacchi ed ungheresi, come ad esempio Samuel Hirsch Margulies, Israel Anton Zoller (Israele Zolli) ed Avraham Schreiber (Sofer), si trasferirono in Italia, diventando ben presto rispettate guide spirituali che influenzarono fortemente la vita ed il pensiero ebraico italiano del tempo.
La Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e il Center for Jewish Art della Hebrew University of Jerusalem ha quindi deciso di dedicare a questo tema un primo importante momento di studio e confronto tra esperti promuovendo la conferenza internazionale Jewish Crossroads: Between Italy and Eastern Europe (a cura di Vladimir Levin e Andrea Morpurgo), che avrà luogo online il 22 luglio 2021. L’evento rappresenta, inoltre, l’inizio di una collaborazione tra le due istituzioni che porterà alla costruzioni di futuri progetti di studio, salvaguardia e valorizzazione del ricchissimo patrimonio storico artistico ebraico italiano, presente sul nostro territorio e all’estero.

Andrea Morpurgo

(Nell’immagine la sinagoga Izaak di Cracovia)

(20 maggio 2021)