Il sorriso dei bambini,
nel nome di Emma
Il 5 aprile 1944 Partiva da Fossoli il convoglio numero nove. Emma Foà arrivò ad Auschwitz il giorno 10. Aveva pensato che Sanremo dove viveva nascosta sarebbe stato un luogo sicuro ma scesa dal treno, alla selezione alla judenrampe, lei, anziana incredula e impaurita signora settantenne, fu mandata immediatamente al gas.
Emma era una brava insegnante di una scuola per l’infanzia di Verona sita in vicolo San Bernardino 10 nel quartiere di San Zeno; per qualche anno fu la direttrice di quell’istituto dove molti la ricordavano come persona affabile e gentile, seria ed accudente per i bimbi che le venivano affidati, collaborativa con gli altri educatori.
Oggi quel quartiere popolare e popoloso è abitato da persone provenienti da tutto il mondo e la scuola, rimodernata e moderna, ospita ancora un nido d’infanzia che dal 1993 è intitolato proprio ad Emma.
Ogni anno in un giorno vicino alla data del suo compleanno, il 23 maggio, le educatrici ed i bimbi organizzano una cerimonia per ricordare la tragica storia di quella maestra, per dirci che non l’hanno dimenticata e soprattutto per farci vedere che la vita continua come appare nei loro visi e nei loro sorrisi multicolori, nei loro occhi vivaci, nei loro allegri giochi e nelle loro canzoni.
Il Covid ovviamente non ha permesso né lo scorso anno né oggi di fare una grande festa, ma il giorno dedicato ad Emma c’è stato ugualmente e così ci siamo ritrovati in pochi, ma nello stesso clima un poco serio, per il momento, ma anche allegro e gioioso per i bimbi che hanno suonato e cantato una canzone di fronte all’assessore comunale Stefano Bianchini, alla coordinatrice Ornella Bigi che ha detto parole commosse e sincere, al vicepresidente della Comunità ebraica Mauro Orvieto, al rabbino rav Umberto Piperno, ai presidenti delle sezioni veronesi di Aned, Anpi e Internati militari.
Bruno Carmi
(20 maggio 2021)