“Effetti leggi del ’38 non si sono esauriti,
Italia faccia i conti con la sua storia”

Studiosi di diritto, docenti universitari, giudici costituzionali, rappresentanti della magistratura e dell’avvocatura. Numerose e autorevoli le voci a confronto attorno al tema “vittime di reato”, filo conduttore della seconda edizione del Festival della giustizia penale che va concludendosi in queste ore.
A caratterizzare la giornata inaugurale un incontro su “La difficile giustizia per i crimini di guerra nazifascisti in Italia” (clicca qui per rivederlo) svoltosi presso il campo di concentramento di Fossoli, luogo simbolo della persecuzione degli ebrei italiani. Tra gli ospiti di un dibattito che ha messo al centro anche la vicenda processuale relativa all’eccidio delle Fosse Ardeatine, nel venticinquesimo anniversario dall’avvio del procedimento a Roma contro il criminale nazista Erich Priebke, la Presidente UCEI Noemi Di Segni. Voce tra gli altri anche a Ferruccio Laffi, sopravvissuto all’eccidio di Marzabotto. E a Marco De Paolis, procuratore generale militare a Roma.
“La sfida – ha esordito Di Segni – è quella di una corretta impostazione della Memoria, non appiattita solo sulle colpe dei nazisti. La Shoah non è soltanto Auschwitz. L’Italia deve prendersi le sue responsabilità”. A partire dalle promulgazione delle leggi antiebraiche del ’38 i cui effetti, ha ricordato Di Segni, non “si sono certo esauriti con la loro abrogazione”. Emblematica la travagliata questione delle benemerenze ai perseguitati, parzialmente risolta appena pochi mesi fa con l’introduzione della presunzione di persecuzione connessa all’emanazione stessa delle leggi antisemite. Parzialmente perché, ha evidenziato la Presidente UCEI, “esistono ancora delle storture”. Come nel caso degli ostacoli che ancora non permettono il riconoscimento di questo diritto a specifiche fattispecie di individui (ad esempio chi, per evitare arresti e deportazioni, fuggì in Svizzera).
L’intervento si è focalizzato anche sulle minacce del presente. “C’è tutto un mondo, che trova espressione anche nelle adunate nostalgiche di Predappio o nelle iniziative nostalgiche nei cimiteri, che ci preoccupa. A suscitare inquietudine sono i richiami alla violenza, l’istigazione all’odio. Dall’online – ha sottolineato Di Segni – si passa facilmente alla realtà concreta. E viceversa”.