Il progetto UCEI per la scuola
“Le differenze aiutano a crescere”
Valorizzare le competenze degli insegnanti nell’attuazione di una comunicazione che agevoli il confronto interpersonale nel segno delle differenze. Da intendersi non come un limite, ma come un elemento di crescita.
Questa la principale sfida del progetto UCEI “Il valore delle differenze e la gestione dei conflitti”, rivolto agli insegnanti delle quattro scuole ebraiche in Italia (Roma, Milano, Torino e Trieste) e costruito “in modo da far crescere la consapevolezza che il processo di inclusione delle differenze sia non solo diritto fondamentale delle persone ma anche la strada attraverso cui creare chiare appartenenze e identità”.
Perno del progetto, dedicato sia al triennio della scuola primaria che alla scuola secondaria di primo grado, principi e valori ebraici fondamentali come “etica del rispetto, della giustizia, della responsabilità, dell’amore per il prossimo e della Ahavat Israel”.
Un incontro di bilancio sull’esperienza formativa da poco conclusasi ha permesso di fare il punto sui risultati acquisiti e di rivolgere uno sguardo in prospettiva. “A scuola dopo il Covid: quali sfide?”, la domanda che ha caratterizzato un proficuo scambio di idee tra referenti dei singoli istituti, docenti, formatori.
“Questo progetto è andato a toccare temi importanti. È l’attualità a ricordarcelo: l’emergenza sanitaria, certamente, con il suo enorme impatto sul mondo della scuola. Ma anche la situazione in Israele, con le numerose e diverse reazioni che sono seguite” ha sottolineato, nel suo saluto d’apertura, la Presidente UCEI Noemi Di Segni. Livia Ottolenghi, assessore a Scuola, formazione e giovani, ha parlato di progetto “visionario” e “coerente”. Una comunità che valorizza la diversità, il suo pensiero, “funziona meglio di una in cui prevale l’omologazione”. In questo senso, la valutazione dell’assessore, “il seme che abbiamo piantato può portare a frutti significativi”.
La parola è passata a Sabrina Coen, Consigliera UCEI referente del progetto, che ne ha illustrato più nel dettaglio le finalità. “Nelle nostre comunità – ha esordito – non è sempre semplice confrontarsi con serenità. Lo abbiamo visto in varie situazioni. L’obiettivo è quello di ristabilire un rispetto reciproco”.
Ad esporre il disegno operativo – introdotti e moderati da Simona Nacamulli, referente del gruppo di lavoro UCEI “Identità ebraica” – la coordinatrice Odelia Liberanome e due membri del gruppo di lavoro nazionale, di cui la stessa Nacamulli fa parte: i formatori Anna Guerrieri e Dan Wiesenfeld.
Dieci i seminari e trentadue le sessioni laboratoriali svoltesi nell’arco di due anni, per un totale di 93 ore. La formazione, ha spiegato Liberanome, “ha riguardato all’incirca 75 insegnanti, con in media 15 ore annue per ciascuno”. Per Guerrieri “aver portato questi temi dentro la scuola, un luogo dove ci si incontra ma spesso anche scontra, è stato molto importante”. Per Wiesenfeld un progetto utile per affrontare “un tema delicato come il controllo dell’emotività, con una possibilità in più per scomporre e capire come si originano certi processi”.
Preziosi in questo senso i feedback dalle direzioni degli istituti coinvolti: ad intervenire Milena Pavoncello (Roma), Diana Segre ed Esterina Dana (Milano), Marco Camerini (Torino) e Anna Rosa Stalio (Trieste).
Una prima sintesi è stata poi offerta da Saul Meghnagi, coordinatore della commissione Educazione e giovani UCEI, che ha elogiato il proficuo raccordo tra commissione e assessorato ed evidenziato la grande sfida, ancor più necessaria al tempo del Covid, di un lavoro “sulle dinamiche relazionali”. Sotto un bel prato fiorito, ha ricordato citando il noto sociologo Zygmunt Bauman, può infatti nascondersi “un campo minato pronto ad esplodere”.
A portare una riflessione conclusiva il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Educazione e Cultura UCEI. “Un vero leader, un maestro, un formatore, è chi sa valorizzare la diversità” ha ricordato rav Della Rocca, soffermandosi sull’importanza di creare un ponte tra le varie sensibilità e opinioni. E ricordando come l’ebraismo stesso sia “la cultura della differenza”.
(25 maggio 2021)