Spuntino – Come la prima volta

Il piacere può derivare da stimoli materiali (ad esempio una leccornia, un buon bicchiere di vino) oppure da cose intangibili (ad esempio la visione di un bel paesaggio, il profumo della fioritura primaverile). Parallelamente, anche il godimento che ne deriva può essere corporale o spirituale, a seconda della sollecitazione. Un lume acceso è un oggetto composto da uno stoppino, dell’olio combustibile e una fiammella, tutti e soli elementi assolutamente palpabili (fidatevi, almeno per la fiammella). Eppure il loro prodotto derivato, la luce, si può vedere (riflessa, d’accordo) ma non si può toccare. La menorà (il candelabro a sette braccia) è un blocco d’oro, un pezzo di materia che emette una luce ispiratrice di grande saggezza. Così anche l’uomo, il cui corpo è fatto di carne ed ossa, può anzi deve crescere spiritualmente ed innalzarsi a livelli superiori. Questo è il significato di “Be-ha’alotekhà et ha-neròt” ( = quando fai salire i lumi) (Num. 8:2). La stessa menorà si presta a diverse interpretazioni, per citarne alcune: raffigura il corpo umano, rappresenta le chiavi di lettura della Torà, ritrae le fasi di interiorizzazione dello studio. Una delle simbologie si riferisce alle sette capacità dell’intelletto, che si possono ricondurre alle seguenti discipline: 1) matematica e geometria; 2) chimica e scienze naturali; 3) medicina; 4) logica e dialettica; 5) musica e arte; 6) fisica e meccanica; 7) psicologia. Tutte e sette si ritrovano nella Torà. Aronne esegue l’accensione alla lettera: “va-ya’as ken Aharon” ( = così fece Aronne) (Num. 8:3). Rashì commenta dicendo che Aronne aveva il merito di non aver apportato alcun cambiamento alla procedura. Qualcuno ne potrebbe forse dubitare? Molti commentatori hanno cercato di comprendere cosa vuole insegnarci Rashì in questo caso. In realtà il monito è molto comprensibile al giorno d’oggi in cui si sente dire che, alla luce delle nuove scoperte scientifiche, bisognerebbe apportare un cambiamento all’Halakhà. Ebbene con il suo comportamento Aronne ci dimostra che la Verità non si può modificare, è eterna. Così è la Torà, che è stata concepita prima della creazione del mondo. Un’altra spiegazione della mancanza di cambiamento è che nei giorni successivi Aronne torna ad accendere la menorà con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Anche se alcune mitzvot sono ripetitive bisogna cercare di farle sempre con la stessa passione, come se fosse la prima volta.

Raphael Barki