La priorità di una soluzione
Per un motivo o per un altro sembra sia sempre facile trovare un pretesto per attaccare gli ebrei ovunque si trovino. E per un motivo o per un altro sembra ci sia sempre un pretesto per non preoccuparsene affatto. O meglio, il pretesto non è neppure da ricercare perché sembra che l’ultima ondata di antisemitismo di queste settimane lasci in gran parte indifferenti i più. Sinistra soprattutto, anche l’antirazzismo di molti opera delle eccezioni nel proteggere e solidarizzare con un gruppo o con un altro al pari della destra, ma di questo non c’era affatto da stupirsene. Già, il problema per alcuni non sarebbero gli ebrei, ma i “sionisti”. Nel passare degli anni non ho ancora capito quando alcuni “compagni” parlano di “sionisti” a chi fanno riferimento: a Theodor Herzl, a Itamar Ben-Gvir, a chiunque abbia qualche rapporto con Israele? E chi sarebbero poi gli “antisionisti” che possono andare a genio: Moni Ovadia, Noam Chomsky, i cinque Neturei Karta con i cartelli? E gli altri forse venti milioni dove si collocano? Chiediamo a tutti di prendere una posizione ferma e di bardarsi con sciarpe e bandiere per farsi ben riconoscere e non creare equivoci? Un po’ come affermare “gli immigrati sono dei delinquenti, ma non sono razzista perché ne conosco uno che è una brava persona. Pure divertente, e soprattutto ha sulle scatole tutti gli altri”. Non sarebbe più naturale limitarsi a contestare le politiche di uno stato come in tutti i restanti contesti geopolitici, invece di chiamare in causa una categoria di persone non ben definita? Ma va bene, sono domande sprecate e buttate al vento.
Un proverbio, suppongo ebraico, sostiene che “quando uno sciocco getta una pietra in un pozzo, mille saggi non saranno in grado di tirarla fuori”. Io non sono certo un chakham, penso solo che forse si dovrebbe cominciare intanto a recintare i pozzi in modo che gli sciocchi non vi gettino più niente dentro. Da utopista credo che la ricerca di una soluzione al conflitto israelo-palestinese dovrebbe essere da oggi la priorità di qualunque governo israeliano e di qualunque autorità palestinese per garantirsi il proprio futuro. Per salvaguardare davvero le proprie popolazioni e non estendere il conflitto in ogni luogo, persino in ogni quartiere. Forse non è nell’interesse dei secondi, ma i primi hanno stupito il mondo facendo rifiorire il deserto o debellato praticamente il Covid-19 in pochi mesi, vaccinando la maggior parte della propria popolazione. Se il ritorno a Sion per Herzl era un sogno, “esigere l’impossibile è”, come sosteneva Gustav Landauer, “semplicemente essere realisti”. Una reale soluzione per il Medio Oriente probabilmente non eliminerà gli sciocchi, quelli purtroppo vi saranno sempre, ma almeno non si moltiplicheranno. E li farà errare un po’ prima di scovare qualche altra pozza da riempire di pietre.
Francesco Moises Bassano