Tragedia della funivia,
l’ultimo saluto

In Italia e Israele ieri si sono tenuti i funerali delle vittime dell’incidente del Mottarone. Tanto dolore e tanta rabbia tra parenti e amici delle quattordici vite spezzate. “È stata una strage accettata per fare soldi e la mia rabbia è avere la certezza che succederà ancora. – la denuncia a Repubblica di Rosalba Nania, mamma di Alessandro Merlo, una delle vittime – Ogni volta, come dopo il crollo del ponte Morandi, in Italia si proclama che simili tragedie non succederanno più. Invece poi tutto va avanti come prima e gli innocenti vengono sacrificati. Chiedo in ginocchio di smetterla di dire ‘mai più’ e di fare qualcosa per cambiare la cultura di questo Paese”. In Israele, lontano dall’attenzione mediatica, si sono tenuti in funerali di Tal, Amit e del piccolo Tom. Presenti, l’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti e il presidente del Comites Raphael Barki che a La Stampa raccontano il difficile lutto della famiglia. Ma anche l’impegno di tutti per Eitan, il figlio unico sopravvissuto alla strage. “Con lui non ci mostreremo mai tristi”, la promessa. Ed Eitan nel frattempo è stato risvegliato all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato. Sta migliorando, ma il processo sarà ancora lungo, riporta il Corriere della Sera. “Al fianco della zia Aya – spiega il quotidiano – c’è un’équipe di psicologi che cerca di stabilire un ‘contatto’ con il bambino. Prima o poi arriveranno, inevitabili, le sue domande e le risposte dovranno essere graduali. Eitan dovrà essere forte e affrontare il lutto per la perdita del due genitori e per quella del piccolo Tom, l’amato fratellino che giocava con lui nella casa di Pavia”. La città lombarda ha espresso la sua vicinanza alla famiglia e dichiarato lutto cittadino (Corriere Milano) e si è impegnata a sostenere il futuro del piccolo. Così come hanno fatto le Comunità ebraiche italiane, con l’apertura di due raccolte fondi a suo nome (qui).

Blinken e la tregua da mantenere. Intervistato dal giornalista Barak Ravid, il segretario di Stato Usa Antony Blinken, di ritorno dal suo viaggio in Medio Oriente, dice di capire le ragioni di Israele, ma “diamo anche speranza a Gaza”. “Blinken – scrive Ravid sul sito Walla – ha detto che il modo per indebolire Hamas è quello di dare opportunità al popolo di Gaza. Ha detto di aver avvertito la leadership israeliana che l’evacuazione dei palestinesi da Sheikh Jarrah o i disordini sul Monte del Tempio potrebbero portare a una nuova guerra. Secondo lui, la crisi politica rende difficile promuovere una nuova iniziativa di pace”. Una pace di cui parla lo scrittore David Grossman su Repubblica. “Una pace tra popoli che cambi la coscienza, l’esistenza, la percezione del futuro e l’approccio alla vita, in tutti i suoi substrati. – scrive Grossman – Una pace che al giorno d’oggi non ha molti sostenitori e quasi nemmeno ‘agenti’ che la promuovano”. Tra i sostenitori, l’ex Premier israeliano Ehud Olmert, cui carriera politica è finita con un processo per corruzione e il carcere, che dice la sua in un’intervista al Fatto Quotidiano. E in cui auspica la nascita di un “governo del cambiamento” a Gerusalemme

Onu a senso unico su Israele. Quel che non aiuta la pace e il dialogo tra israeliani e palestinesi – e lo ha affermato anche il segretario di Stato Blinken – sono le azioni del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Ieri è stato approvata l’ennesima risoluzione contro Israele in cui si vuole aprire un’indagine per presunti crimini in merito al conflitto appena concluso con i terroristi di Hamas. A contestare con decisione questa iniziativa, il Giornale di oggi. Per il Premier israeliano Netanyahu, riporta il Messaggero, il Consiglio attribuisce automaticamente la colpa “a una democrazia che agisce legittimamente per proteggere i suoi cittadini da migliaia di attacchi indiscriminati con i razzi”.

Mazal Tov, il Meis riapre. Una mostra per raccontare uno dei riti più antichi e affascinanti dell’ebraismo: il matrimonio. “Mazal Tov! II matrimonio ebraico”, curata da Sharon Reichel e Amedeo Spagnoletto e allestita dall’architetto Giulia Gallerani, verrà inaugurata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara il 4 giugno e sarà aperta fino al 5 settembre, come segnala oggi il Corriere Bologna. “Dopo mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza sanitaria – spiega Dario Disegni, presidente del Meis – abbiamo deciso di inaugurare la riapertura con una mostra gioiosa, un vero e proprio invito a nozze. II matrimonio è una pietra miliare per l’ebraismo, è il simbolo della continuità dei riti e delle tradizioni ed è segnato da una cerimonia vitale e ricca di significati”.

Antisemitismo in Usa. “L’odio antisemita non ha diritto di cittadinanza né qui né altrove”. Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dopo il riemerge di episodi antisemiti negli Usa, connessi al conflitto tra Israele e Hamas. “In coincidenza con le due settimane di conflitto, abbiamo registrato in America 222 episodi di violenza antisemita. Un aumento del 63 per cento rispetto alle due settimane precedenti, quando erano stati 127”, afferma a Repubblica Jessica Reaves, direttore editoriale del Center on Extremism della Anti-Defamation League.

Segnalibro. Sul Fatto Quotidiano Gad Lerner denuncia i troppi silenzi attorno al genocidio armeno e lo fa presentando il volume di Sonya Orfalian, figlia della diaspora armena, intitolato Parole di bambini armeni. 1915-1922 e pubblicato in Francia da Gallimard. Ospite invece di Torino Spiritualità sarà Delphine Horvilleur, autrice di Nudità e pudore. L’abito di Eva (Qiqajon 2021). Un libro in cui, spiega lei stessa in un’anticipazione su La Stampa, si riflette sui ruoli di Adamo ed Eva. “Mi sono soffermata in modo particolare sulla parola che ha fatto tanto discutere, che costituisce l’ossatura del testo, ovvero la parola che è stata tradotta con ‘costola’. Eva è stata creata dalla ‘tzela’ di Adamo, il primo uomo della Genesi, – scrive Horvilleur – e in ebraico può voler dire molte cose. In alcuni casi significa proprio costola, ma, se fate caso alle occorrenze del termine ‘tzela’ in altri passaggi della Bibbia, vedrete che questa parola nella maggior parte dei casi ha un significato diverso, non vuol dire costola, ma ‘a fianco di’. (…) Mi chiedo cosa sarebbe successo se i traduttori nel mondo avessero scelto questa traduzione al posto di quella che conosciamo”.

Daniel Reichel