La prevenzione

L’orribile strage del Mottarone porta a qualche considerazione meno immediata, ma purtroppo necessaria. L’incoscienza dei gestori è su tutti i giornali. Ma quale ne è la causa? Dobbiamo fare un passo indietro. Al di là di un desiderio di guadagno, che entro certi limiti è legittimo e perfino pregevole perché spinge a lavorare, c’è la non comprensione del pericolo. Ma cos’è il pericolo? L’eventualità che un evento negativo si verifichi. Cioè, per dirla con altre parole, la possibilità (non la certezza) che l’evento negativo si verifichi. Quindi non l’evento in sé, ma l’eventualità di un fatto negativo. Ma questo potrebbe anche non verificarsi e allora il pericolo svanisce. Se prendo tutta una serie di provvedimenti per proteggermi dall’evento e questo non si verifica i provvedimenti (di per sé, spesso costosi) sono sprecati.
Ma la protezione da questo pericolo, ancorché eventuale, è una scelta non immediata e diretta, bensì frutto di una valutazione del futuro che, malgrado sia ignoto a noi umani, entra nelle possibilità di verificarsi nella realtà.
E’ interessante ricordare che la radice di questo comportamento, cioè di scelta di un’opzione a fronte di un futuro ignoto, si trova già nella Torah. Quando costruirai una nuova casa (Deut.22:8) dovrai fare un riparo (ma’akeh= parapetto) sul tetto e non sarai causa di spargimento di sangue nella tua casa se qualcuno dovesse cadere da esso (tetto). La radice della parola è ma’akev che vuol dire sorveglianza.
E’ notevole e sorprendente che questo comandamento sia stato dato al Popolo di Israele, mentre avanzava faticosamente nel deserto, vivendo entro inconsistenti e fragili capanne.
Questo comandamento, oltre alla norma “edilizia” in sé, insegna anche un’altra cosa: l’importanza della prevenzione del pericolo. Capire il pericolo cioè, come abbiamo già visto sopra, non l’evento negativo, ma la deprecabile possibilità che l’evento si verifichi deve entrare nella nostra coscienza. La possibilità è un aspetto immateriale, ma noi, già secondo la Torah, dobbiamo prenderne atto nel nostro comportamento. Ed è un insegnamento molto importante anche nel metodo. La Torah ci insegna a difenderci concretamente da un evento non concreto: cioè dalla possibilità che avvenga. Per comprendere questo tipo di comandamento occorre essere educati in modo particolare. Da questo comandamento sembra sia nato il concetto, ampiamente coltivato dai nostri Maestri di creare “una siepe” intorno alla Torà proprio per difenderla da eventualità avverse. È un atteggiamento che va oltre l’osservanza del precetto: la protezione dall’ eventualità di infrazione.
Purtroppo la storia del Popolo Ebraico è costellata da lunghe serie di eventi negativi, ma la sua resilienza è la dimostrazione di un atteggiamento anzitutto mentale: prendere quei provvedimenti e soprattutto prepararsi alla protezione da eventi che si spera non debbano mai avere luogo, ma essere preparati a fronteggiarli se disgraziatamente dovessero verificarsi. È un atteggiamento mentale che parte dallo scrupolo dell’osservanza della Legge e dei precetti, ma diventa anche una mentalità che si applica ad ogni aspetto della vita ed è importante per la sopravvivenza sia del Popolo Ebraico in quanto tale, sia quella fisica dei singoli individui.
In Italia, il carattere generale della popolazione è tendenzialmente sereno e ottimista: quindi poco incline ad angustiarsi nella lugubre previsione di eventi avversi. Nei paesi del nord Europa l’ottimismo è inferiore e la prevenzione più rigorosa: sarà effetto della diversità del clima? Difficile dire se l’abbondanza di sole e il ridente paesaggio possano avere un’effettiva influenza sul comportamento e la mentalità dei popoli. Il fatto è che in Italia la prevenzione è materia soprattutto per specialisti, ma la grande massa delle persone, cui nei fatti è destinata, non ne è mentalmente coinvolta. Le norme di Legge sono spesso osservate con fastidio, ma soprattutto senza convinzione e spesso vengono evase senza rimorso né vergogna. Forse per l’ottimismo diffuso che porta a credere che non succederà nulla di male e soprattutto di grave.
In Israele, purtroppo, la situazione è diversa, anzi opposta: malgrado il clima ridente, la secolare storia del Popolo Ebraico ha creato una mentalità prudente, cui si sono aggiunte le precauzioni dovute alla ininterrotta situazione di guerra che ha addirittura preceduto la nascita dello Stato.
Le vittime del Mottarone non si possono riportare in vita, ma sarebbe giusto trarre da questa tragedia qualche ammaestramento. Insegnare le norme, ma soprattutto instillare nei giovani la mentalità della prevenzione sarebbe un compito quanto mai importante per la scuola a tutti i livelli di età.

Roberto Jona