Un’isola nel mare

“Chi vive in un’isola deve farsi amico il mare”, così recita un antico proverbio arabo. Israele è una piccola isola accerchiata da un oceano arabo e islamico che per decenni l’ha respinta e non l’ha mai realmente accettata.
Nonostante l’odio e il rifiuto di cui è stata fatto oggetto, Israele è riuscita a svilupparsi e a crescere ed è questo che non viene perdonato. Ma non è ancora riuscita a vincere la sfida più difficile. Farsi amico il mare da cui è circondata, è per Israele un’esigenza politica e morale. Aprirsi un varco nel cuore dei vicini, risanare le ferite sanguinanti, restituire significato alla sofferenza, immaginare e costruire uno spazio per un futuro diverso è per Israele una necessità, non solo politica: per restare fedeli alla propria vocazione, pur nella consapevolezza di non possedere tutti gli strumenti per giungere a una composizione politica del conflitto con i vicini.
Per la saggezza ebraica, grande è chi riesce a trasformare il nemico in un amico. Una sfida che Israele dovrà vincere per restare fedele a se stessa. L’accettazione piena di Israele e della sua esistenza nella sua antica striscia di terra madre, come ebbe a chiamarla Freud in una struggente lettera all’amico Ferenczi, libererebbe l’Islam dalle pastoia di una lettura religiosa del conflitto arabo israeliano e dal contenzioso israeliano palestinese, aprendo la via a un rinnovamento culturale e religioso per tutta la Regione.
Il futuro del mondo arabo e dell’Islam poggiano sulla scommessa di una possibile coesistenza in un’area del mondo dove i destini dell’Occidente e dell’Oriente appaiono divisi. Accettare l’esistenza di Israele è per la civiltà araba e islamica la condizione per rompere la catena di violenze e lutti in cui è tragicamente avviluppata. Per Israele la realizzazione delle aspirazioni più profonde che portarono generazioni di giovani a sacrificare le loro esistenze per ricostruire una vita ebraica indipendente. L’Europa e il mondo arabo, l’Occidente e l’Islam, potranno parlarsi se Israele, in pace con il mondo arabo, sarà presente come testimone dei propri lutti e dei loro.

David Meghnagi, psicoanalista