La cornamusa di Piper Bill

Nel 1940 la maggior parte dei Sinti stanziati nel territorio metropolitano del Reich e i Roma stanziati in Ostmark furono trasferiti presso lo Zigeunerlager di Lackenbach; i Roma stanziati in Amburgo, Protettorato di Boemia e Moravia, Slovacchia e Governatorato Generale furono trasferiti a Bełżec, altri furono trasferiti presso il penitenziario di Ilava (Slovacchia) e in seguito a Birkenau.
Il Reich applicò contro il popolo Romanò una politica ferocemente discriminatoria e sterminatoria applicando nei loro riguardi sterilizzazione forzata, deportazioni di massa ed eliminazione fisica; presso il Campo croato di Jasenovac i collaborazionisti Ustaša, con il supporto della Wehrmacht, si resero responsabili del massacro di 150.000 Roma oltre a 750.000 serbi e 40.000 ebrei.
Entro il 1944 oltre 20.000 Sinti e Roma nonché i Zigeunermischiling già arruolati nella Wehrmacht furono trasferiti presso lo Zigeunerlager di Birkenau (a tale numero aggiungasi 2.000 Roma non registrati); lo Zigeunerlager fu liquidato il 3 agosto 1944, Himmler dispose l’eliminazione fisica di 3.000 Roma ancora presenti nel Lager, i Block vacanti furono riutilizzati per ospitare deportati ebrei.
Presso lo Zigeunerlager si esibivano un combo e vari gruppi musicali Romanò; grazie a un meticoloso lavoro di ricostruzione fonografica compiuto da ricercatori quali Jana Belišová, Ursula Hemetek e Mozes Heinschink, è pervenuto un nutrito corpus musicale dei Roma creato a Birkenau e in numerosi altri Lager aperti dal Reich, la maggior parte dei canti sono di pregiata fattura musicale.
Da citare i canti dei Roma slovacchi E mašina maj piskinel, Merav dale merav, Merav pal e parochňa (sul taglio di capelli che subivano nel Lager), il canto dei Roma serbi Phabol lamba, merel lamba ando štraflageri (sulla lampada che arde nelle baracche dei Lager); di inarrivabile bellezza But fačunge, but maro pekal, il canto dei Burgenland deportati a Birkenau.
Il 15 aprile 1943 Paula Nardai (Roma Burgenland) fu trasferita con i familiari presso lo Zigeunerlager di Birkenau, nel 1944 fu trasferita a Ravensbrück (ivi perse i familiari), Taucha e Amburgo; liberata nel maggio 1945, contribuì alla conservazione dei canti del popolo Romanò registrando diversi canti (da citare Traurige ĉerheni ando uĉo nebo), morì nel maggio 1999 a Oberwart.
Scrittrice, pittrice e musicista, nel 1943 Ceija Stojka (Roma Lovara) fu trasferita a Birkenau, nel 1944 a Ravensbrück e infine a Bergen-Belsen, sopravvissuta si trasferì a Vienna; ha registrato canti creati a Birkenau tra i quali Mamo mamo mamo e Čaj kamau tu, morì nel gennaio 2013.
Nel 1943 la cantante Rom ceca Růžena Danielová fu trasferita a Birkenau, perse il marito e cinque figli, subì esperimenti medici e nel 1944 scrisse il testo di Auschvitsate hi kher baro, oggi tra i canti più conosciuti della tradizione musicale Romanò; trasferita a Ravensbrück e liberata nel maggio 1945, il governo cecoslovacco gli concesse la pensione di invalidità soltanto nel 1968.
Il virtuoso di balalaika Rom serbo Žarko Jovanović fu deportato 15enne a Birkenau, ivi perse l’intera sua famiglia; dopo la Guerra si trasferì a Parigi, è l’autore di Djelem Djelem, inno transnazionale del popolo Rom ufficialmente adottato durante il primo Congresso Mondiale Rom (Londra, 1971).
Il 6 giugno 1944, durante lo sbarco in Normandia, il suonatore di cornamusa scozzese William “Piper Bill” Millin era in testa alla 6th Airborne Division sul ponte Pegasus, in alta uniforme con tanto di kilt (il tipico gonnellino); impavido, Piper Bill suonava Highland Laddie e The Road to the Isles mentre intorno a lui 13 suoi commilitoni caddero colpiti a morte dai proiettili dei cecchini tedeschi.
Uscito indenne dallo sbarco, qualche tempo dopo Piper Bill riuscì a parlare con i cecchini ormai catturati dagli Alleati e chiese loro perché mai avessero ucciso i suoi 13 compagni e lasciato in vita lui, i tedeschi gli risposero: “ti avevamo già puntato e mirato ma poi, vedendoti in gonnellino che suonavi la cornamusa, abbiamo pensato che tu fossi matto e ti abbiamo lasciato perdere”.
I musicisti saranno pure matti ma in compenso si salvano la vita e si può star certi che, in alternativa, salvano quella degli altri; male che vada salvano la musica, perché sempre di vita si tratta.
Come uno spontaneo atto di gratitudine, oggi noi salviamo tutta questa musica perché, nelle pieghe più remote dell’anima, sappiamo che questa musica ha salvato noi.

Francesco Lotoro

(2 giugno 2021)