Bennett-Lapid, c’è l’accordo
L’ipotesi di un governo Bennett-Lapid è, per Israele, una prospettiva sempre più vicina. “Sono onorato di informarla che sono riuscito a formare un governo” ha detto ieri Lapid, contattando il Presidente Rivlin a pochi minuti dalla scadenza del suo incarico. Una probabile svolta, il primo governo senza l’attuale premier Netanyahu da oltre dieci anni a questa parte, raccontata con risalto anche dai quotidiani italiani. Assieme alla notizia dell’elezione del nuovo Capo dello Stato, in carica dal 9 luglio: Isaac “Bougie” Herzog. Il Corriere parla di fine “dell’era Netanyahu”, ma al tempo stesso mette in evidenza le profonde divergenze tra i due partner della nuova alleanza. Bennett e Lapid sono, si sottolinea, una “strana coppia nata per litigare”. L’uscita di scena di Netanyahu è dietro l’angolo. Ma, avverte Repubblica, non è detta l’ultima parola: “La palla ora passa alla Knesset per il voto di fiducia previsto nei prossimi 10 giorni, critici perché il premier in carica fino all’ultimo cercherà di fare saltare l’accordo”. Per Il Giornale (“Senza Bibi, con gli arabi”) la formula “‘chiunque fuorché Netanyahu’ ha partorito il governo più composito, otto partiti che hanno combattuto fino all’ultimo sgabello”. Secondo le intese, ricorda Avvenire, “Bennett sarà premier per i primi due anni, mentre poi toccherà a Lapid”. Si parla diffusamente anche dell’elezione di Herzog. Al nuovo Presidente La Stampa riconosce “pacatezza” e propensione alla mediazione e al compromesso. Libero riporta la notizia così: “Il Mattarella d’Israele è un nemico di Netanyahu”.
Incubo senza fine per Patrick Zaki, il ricercatore egiziano di stanza a Bologna incarcerato al Cairo da quasi un anno e mezzo. La sua detenzione è stata prolungata, per l’ennesima volta, di 45 giorni. La Stampa riporta le parole del portavoce di Amnesty International Riccardo Noury: “C’è da chiedersi cosa intenda fare il governo italiano. Non c’è tempo da perdere”.
“Al Qaeda sta per tornare”. È l’allarme lanciato da Bernard-Henri Lévy, che su Repubblica firma un’analisi sul futuro dell’Afghanistan dopo il ritiro dei soldati occidentali. Scrive al riguardo: “L’annuncio di questa resa incondizionata, la notizia di questa partenza priva di gloria, di questo abbandono inaudito, di questa disfatta autoinfliitta, ha avuto effetti immediati”.
La Verità intervista Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Una domanda verte sul recente post di Simon Levis Sullam, storico e docente universitario a Venezia, al centro delle cronache negli scorsi giorni. Afferma Meloni: “Non amo le censure e da parte mia non sentirete mai la richiesta di cacciare un docente da un incarico perché è un fazioso o addirittura estremista ideologizzato. Purtroppo però la faziosità per la sinistra è un merito che favorisce spesso la carriera universitaria”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 giugno 2021)