Controvento
Farmaci anti-Covid

È stata annunciata un paio di settimane fa in Israele la scoperta di un nuovo farmaco che sembra molto promettente nella terapia del Covid.
EXO-CD24 è stato messo a punto nei laboratori dell’Ichilov Center dell’Università di Tel Aviv. Si tratta di un farmaco di precisione, che viene inalato e controllerebbe la iperreazione immunitaria da cui scaturiscono i gravi effetti collaterali della malattia.
Somministrato a 30 pazienti in condizioni da moderata a grave, ne ha guariti completamente 29 in cinque giorni. Mentre proseguono i test in vitro e sugli animali, un altro test su un limitato numero di pazienti è previsto in Israele, dopodiché la fase due della sperimentazione proseguirà in Grecia, a causa della fortunata mancanza di “materia prima” in Israele, dove in questo momento sono pochissimi i pazienti ospedalizzati grazie al successo della campagna vaccinale. Secondo il prof. Nadir Arber, senior doctor a Ichilov, è un farmaco “rapido, efficiente e poco costoso. Inibisce la tempesta di citochine, ovvero la iperstimolazione del sistema immunitario, esattamente là dove si attiva. È questa quella che chiamiamo medicina di precisione, cioè una medicina che va dritta al target”.
Se il test confermerà gli effetti sperati, entro luglio la sperimentazione sarà finita, e il farmaco potrà essere disponibile negli ospedali già per la fine del 2021.
Questa notizia mi ispira qualche considerazione. La lotta al Covid si è trasformata in una gara politica a produrre il più rapidamente possibile i vaccini, investendo somme senza precedenti di danaro pubblico nelle aziende Big Pharma. Non sono una no-vax, anzi, mi sono vaccinata con entusiasmo appena è stato possibile, e ne sono felice. Questo però non mi impedisce di pensare che, se più soldi fossero stati investiti anche nella ricerca di un farmaco -e parecchie possibilità sono state proposte e poi accantonate per mancanza di finanziamenti- forse si sarebbe arrivati prima alla messa a punto di terapie. I malati gravi di Covid sono una minuscola parte di coloro che contraggono il virus, e si tratta soprattutto della popolazione più fragile per età e condizioni patologiche pregresse. La maggioranza dei malati rimane asintomatica o se la cava con un po’ di febbre, da curare, secondo le indicazioni dell’Istituto Mario Negri, sin dai primi sintomi e senza nemmeno attendere il risultato del tampone, con Aspirina, antinfiammatori tipo Aulin in caso di dolori ed eventualmente il cortisone, sotto supervisione medica. Curare solo i pazienti fragili o con sintomi seri sarebbe molto più economico rispetto a vaccinare sette miliardi di individui sul Pianeta, probabilmente ripetendo il richiamo tutti gli anni. Anche chi non ha nessuna attitudine complottista, come la sottoscritta, queste domande se le pone. Proprio ieri è uscito su “La Verità” un interessante articolo di Luciano Bassani, medico molto serio che ben conosco, il quale denuncia come molti farmaci già sul mercato, e per di più economici, che parevano dare risultati promettenti, siano stati bocciati dalle varie agenzie del farmaco. Tra questi, secondo Bassani, l’ivermectina, un antiparassitario che “è stato bloccato, scoraggiato e persino messo al bando a livello globale, nonostante decenni di utilizzo sicuro”. Secondo il dott. Bassani l’ivermectina sarebbe particolarmente utile contro il Covid in quanto agirebbe sia nella fase iniziale della malattia, sia nella fase infiammatoria. “Nonostante il solido supporto scientifico sull’ivermectina” scrive Bassani “l’OMS, la Fda e altre organizzazioni sanitarie rifiutano tutte di raccomandare il farmaco, sulla base di prove insufficienti”. Ma, mi chiedo, qualcuno ha offerto di finanziare prove ulteriori? I test sui vaccini hanno ricevuto valanghe di soldi pubblici, ben prima di avere risultati certi. Idem per l’idrossiclorochina, che ha subito fasi alterne di consenso terapeutica.
Non posso certo esprimere giudizi su queste terapie, non essendo il mio campo ed essendo per principio contraria a chi parla senza cognizione di causa .
Il mio dubbio riguarda solo la scelta globale dei governi di finanziare la ricerca sui vaccini a scapito di ogni altra alternativa. E’ una scelta medica o una scelta politico-economica? Poiché trattandosi anche dei miei soldi di contribuente, mi piacerebbe saperlo.

Viviana Kasam