L’Italia via dall’Afghanistan
Finisce, dopo vent’anni, la missione italiana in Afghanistan. L’immagine dell’ammaina bandiera, pubblicata su molte prime pagine, ne diventa il simbolo. “Una cerimonia mesta, improntata al basso profilo, nell’hangar semivuoto di un aeroporto quasi deserto”, riporta tra gli altri il Corriere. Quello che le forze internazionali stanno gradualmente lasciando, si legge, è un Paese ancora ostaggio del terrore e dei talebani. Nonostante gli accordi di pace da inizio anno ci sono stati infatti “due attacchi al giorno contro i civili”. La cerimonia è stata anche l’occasione per ricordare i 53 soldati italiani caduti dal loro arrivo, alla fine del 2001, ad oggi. Tra i presenti il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Che ha commentato: “So bene che non è un momento facile. Dopo due decenni d’attività la Nato ha deciso di chiudere quest’esperienza. Ma sosterremo l’Afghanistan nel difendere i successi raggiunti”.
Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, dovrà trascorrere il resto della sua vita in carcere. Lo ha stabilito, con sentenza definitiva, il Tribunale dell’Aja. “Con questa condanna – scrive il Corriere – finisce (forse) il lunghissimo dopoguerra bosniaco. Morti Milosevic e la feroce ‘tigre’ Arkan, all’ergastolo il folle ideologo Karadzic, restava solo lui, Mladic”. Tra i dieci degli undici capi di imputazione di cui è stato riconosciuto colpevole, segnala Avvenire, “il genocidio, la persecuzione per motivi etnici e religiosi, lo sterminio, la deportazione, la cattura di ostaggi e gli attacchi ai civili”.
Nella rubrica Pietre su Repubblica l’argomento del giorno è un delirante messaggio contro il parlamentare dem Emanuele Fiano (“No Fiano, sono italiano”) postato sui social da un dirigente di Fratelli d’Italia a Siena. A marzo 2019, si ricorda, “il gruppo ultrà neonazista di Varese Blood and Honour dedicò a Fiano e ad un cronista lo striscione di minaccia ‘siete lo schifo italiano'”.
Continuano le ricerche del corpo di Saman Abbas: previsto per oggi l’impiego di alcune speciali unità cinofile. Sconcertanti, sul suo delitto, le parole della vicepresidente Ucoii Nadia Bouzekri al Corriere: “Non mi sento di chiamare fondamentalista la famiglia di Saman. Qui la religione non c’entra, siamo nell’ambito del femminicidio, molto diffuso anche in Italia”.
Nadia Urbinati, su Domani, si sofferma sulla richiesta di provvedimenti a carico di Simon Levis Sullam per il post con i libri di Giorgia Meloni a testa in giù. Per la politologa una richiesta che merita di essere esaminata “perché consente di alzare il velo sulla fedeltà della destra postfascista ai diritti di libertà”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(9 giugno 2021)