Segnalibro – Un cuore da campione

Un progetto d’amore: dare una ragione di vita, una speranza, a chi rischiava di perderla. Un cuore da campione.
È il titolo dell’ultimo libro di Roberto Riccardi, generale dell’Arma dei carabinieri e giornalista, pubblicato da Giuntina e incentrato sulla figura di Ludwig Guttmann. Il padre, poco conosciuto, di una delle più importanti manifestazioni sportive al mondo: le Paralimpiadi, l’equivalente dei Giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche che fecero il loro esordio a Roma nel 1960. 
Nel novembre del ’38, la Notte dei cristalli rappresenta una svolta drammatica per Guttmann. È alla soglia dei 40 anni. È un medico tra i più stimati in circolazione. Ma non c’è fama, non c’è credibilità, che possa tenere di fronte alla furia nazista. La fuga è inevitabile, concludono Ludwig e sua moglie Elsa. Con loro anche i due bambini, il primogenito Dennis di otto anni ed Eva che invece ne ha quattro. “I cuori dei Guttmann sono pieni di angoscia, per quel destino da esuli che non hanno scelto. Ma alla fine del viaggio li attende un Paese libero e ospitale, li attende una nuova vita. A Londra – scrive Riccardi – c’è il futuro, bisogna solo corrergli incontro”. Quel futuro che, per il medico, diventa dal ’44 la direzione di un ospedale: lo Stoke Mandeville, nel Berkshire. Vi transitano, menomati nel fisico e nell’animo, i soldati della Raf che stanno difendendo il Paese e l’Europa dal nazifascismo. La meglio gioventù del tempo. È lì, in quel difficile contesto, che avviene la sua rivoluzione prospettica: “Guarda i suoi pazienti negli occhi e vi legge ciò che nessuno ha visto prima. Non ci sta a imbottirli di anestetici e tornare a casa la sera con la coscienza tranquilla, come se il suo compito fosse stato assolto. Si intrattiene con loro, ha la pazienza di ascoltarli, si sforza di comprenderli intimamente”. Guttmann prende una decisione coraggiosa: dimezza i sedativi. Non vuole più vedere dei ventenni “sdraiati come tanti cadaveri, li mette seduti sui letti e questo produce sofferenza: ma Guttmann non si lascia intimorire e li costringe a giocare lanciando una palla”. Un approccio alla fisioterapia rovesciato: “Non più un percorso che relega il paziente a una modalità passiva, ma un esercizio che lo rende protagonista”. 
Dai “Giochi di Stoke Mandeville” che presto nasceranno nel solco di quella rivoluzione di metodo si passerà ai Giochi con la bandiera a cinque cerchi grazie all’incontro tra due uomini straordinari: lo stesso Guttmann e il medico italiano Antonio Maglio. Le sue entrature, anche nel Comitato organizzatore, permetteranno infatti di compiere il grande passo: un torneo aperto al mondo. Protagonisti della prima Paralimpiade saranno quattrocento disabili di ventitré Paesi, in una Roma carente di strutture adeguate ma comunque coinvolta e affascinata. I pionieri di un’esperienza diventata nel tempo sempre più grande, mediatica e significativa.
I disabili, ricorda Bebe Vio nell’intervista che conclude il libro, non vogliono essere “come gli altri”. Vogliono essere “con gli altri”.

(Nell’immagine Ludwig Guttmann inaugura i giochi di Stoke Mandeville)

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(10 giugno 2021)