Cina e Russia, le sfide della Nato
Punta molto sulla Nato il presidente americano Joe Biden per poter rispondere, con le spalle coperte, alle sfide poste da Cina e Russia. Lo raccontano i quotidiani di oggi, dedicando ampio spazio al vertice del rilancio atlantico, voluto dal presidente Usa a Bruxelles. “Biden unisce la Nato contro Cina e Russia: ‘Sono una minaccia’”, la sintesi di Repubblica. Per il Corriere, “l’Alleanza atlantica è un gradito ritorno” dopo l’allontanamento di Washington voluto dall’amministrazione Trump. L’attesa è per il vertice di domani tra Biden e il presidente russo Putin. A quest’ultimo il messaggio arrivato dal summit di Bruxelles è chiaro: “Le azioni aggressive della Russia costituiscono una minaccia alla sicurezza euro atlantica”, si legge nel testo conclusivo del vertice.
Il governo Bennett-Lapid al via. Naftali Bennett è ufficialmente il nuovo Primo ministro d’Israele. Come raccontano i quotidiani italiani, ieri c’è stato il passaggio di consegne con il predecessore, Benjamin Netanyahu. E ora la coalizione Frankestein, come la definisce il Fatto Quotidiano, costruita da Bennett e soprattutto da Yair Lapid dovrà dimostrare di saper governare. “Seduti insieme Bennett e Lapid – uno con in testa la kippah all’uncinetto simbolo dei sionisti religiosi, l’altro un laico ciuffo argento impomatato – dicono che il patto è basato ‘sull’amicizia e sulla fiducia’”, spiega il Corriere. La loro prima sfida, evidenziano il Foglio, Avvenire e La Ragione, sarà di ordine pubblico: gestire la manifestazione organizzata da movimenti della destra a Gerusalemme ed evitare una spirale di nuovi scontri con Hamas. Nel mentre, servirà anche trovare un equilibrio tra i poli opposti interni al governo, come spiega La Stampa, portando l’esempio di due donne neo-ministre: Ayelet Shaked e Merav Michaeli. “Di destra e fedelissima del premier Bennett la prima, femminista e attivista per i diritti civili la seconda: la convivenza nella coalizione non sarà facile”.
Gerusalemme come Roma. A proposito di quadra all’interno del governo, Giuliano Ferrara sul Foglio traccia un parallelo tra la politica italiana e quella israeliana e la ricerca di complicate coalizioni. “In Italia e in Israele si fa quel che si può. Nascono combinazioni che non sono il trasformismo lento e graduale del connubio o delle sostituzioni di casacca parlamentare o degli intrecci sottili tra destra e sinistra, – scrive Ferrara – risultano piuttosto in una variante Delta della filosofia politica classica schmittiana: la politica non è più il campo che delimita amico e nemico, è il chiostro dove si alleano nemici mortali in una cabala conventicolare degli amici-nemici”.
Festival del libro sovranista. “Doveva essere un festival letterario dedicato soprattutto alle ‘piccole realtà indipendenti’. Invece ‘Todi città del libro’, che si terrà nella cittadina in provincia di Perugia, da giovedì a domenica, è diventata la kermesse del sovranismo italiano che vedrà in primafila la casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound ed espulsa nel 2019 dal Salone del Libro di Torino”. È quanto denuncia oggi il Fatto Quotidiano, mettendo in evidenza che all’iniziativa è stato dato il “patrocinio del Comune di Todi guidato dal sindaco di destra Antonino Ruggiano (appoggiato nel 2017 da Lega e CasaPound) ma soprattutto della Regione Umbria della giunta leghista di Donatella Tesei”.
Processo ai golpisti in Giordania. Inizia in Giordania il processo agli imputati del tentativo di colpo di Stato che ad aprile ha scosso il regno hashemita. Secondo Repubblica, “una manovra in cui l’Arabia Saudita avrebbe avuto un ruolo di primo piano”. Riad avrebbe infatti spinto per un cambio al vertice in Giordania, visto l’ostruzionismo di re Abdallah nei confronti degli Accordi di Abramo. Il sovrano giordano temeva che la normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati e Bahrein avrebbe tolto influenza ad Amman. E così si era messo di traverso rispetto alle trattative portate avanti dall’allora amministrazione Trump, con il benestare saudita. Il colpo di stato, secondo la ricostruzione, avrebbe tolto di mezzo questo ostacolo. Alla fine tutto è rientrato, ma la ferita all’interno del paese è rimasta.
Daniel Reichel