Iran, il boia Raisi
vede la presidenza

Tra due giorni l’Iran andrà al voto per le elezioni presidenziali. Grande favorito il conservatore Ebrahim Raisi. Il Corriere, tra gli altri, ne ricorda l’inquietante curriculum: “Da giovane ‘pubblico ministero’ fu tra i quattro membri della Commissione della morte del 1988 che, senza processo, decise l’esecuzione di almeno tremila, ma qualcuno calcola 30mila, prigionieri politici”.
Centrale, quando si parla di Teheran, resta la questione del nucleare. Il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, intervistato da Repubblica, accusa: “Gli ispettori della Aiea hanno scoperto alcuni siti iraniani in cui era stata fatta attività nucleare senza che fossero stati dichiarati, come da accordi, alla nostra agenzia. Gli iraniani non ci hanno ancora fornito informazioni sufficienti”. Per Grossi un inciampo che avrà un certo impatto sul negoziato in corso “perché è crollato un elemento indispensabile, quello della fiducia: se non possiamo fidarci, non possiamo lavorare”. 

Il lessico aiuta a comprendere i fatti e a conservarne la memoria storica. E così il termine Shoah indica l’unicità di una tragedia senza paragoni. È quanto ricorda, su Repubblica, lo storico Miguel Gotor. Il punto di partenza della sua riflessione è la proposta di equiparazione tra foibe e Shoah lanciata in Senato da Fratelli d’Italia. Per Gotor, che cita un recente intervento sulle stesse pagine della coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini, una proposta irricevibile. Spiega: “Non si tratta solo di negare, ma anche di minimizzare, distinguere e relativizzare ciò che indifferentemente viene chiamato nel dibattito pubblico Genocidio, Olocausto e Shoah”. 

“Non escludo che questo governo, che è molto più fragile di quello precedente, possa raggiungere con Hamas un accordo sullo scambio dei prigionieri”. È l’opinione di Uzi Labi, direttore del Moshe Dayan Center for Middle Eastern Studies dell’Università di Tel Aviv, intervistato da Libero. “Allo stesso tempo – aggiunge – temo che un esecutivo che si regge anche sull’appoggio di un partito arabo possa cadere alle prime avvisaglie di un conflitto con il movimento islamico che controlla la Striscia di Gaza”. Il primo test, per il nuovo esecutivo Bennett-Lapid, è stata la Marcia delle bandiere svoltasi ieri a Gerusalemme. Per Avvenire, uno dei pochi giornali a parlarne, un test “superato”. Il secondo, nella notte, la risposta al lancio di palloni incendiari da Gaza. L’aviazione israeliana ha colpito alcuni obiettivi strategici.
 
Intervistato dal Riformista, il direttore di Limes Lucio Caracciolo presenta l’ultimo numero della pubblicazione. Il tema è la “Questione israeliana”. Che, per Caracciolo, “consiste nella divisione interna alla società nel suo complesso, autorevolmente messa in rilievo nel giugno 2015 dal presidente Reuven Rivlin con un discorso in cui ha rimarcato il pericolo che in Israele si cristallizzino quattro tribù”. E cioè “gli ultraortodossi, o haredim; i nazional religiosi; gli arabi israeliani, o arabi in Israele come sarebbe più corretto definirli e la parte, ancora maggioritaria, laica, secolare”. 

Per Patrick Zaki un triste compleanno, quello dei 30, nel carcere egiziano dove è detenuto da un anno e mezzo. In un toccante intervento sulla Stampa Ilaria Cucchi scrive: “Penso alle violenze inflitte a quel povero ragazzo. A quello che può pensare oggi, il giorno del suo trentesimo compleanno. Alla sua paura. Spero che non abbia perduto la forza di chiedersi perché. Non devi stancarti Patrick di chiederlo. Nessuno di noi deve smettere di farlo”. 

Dopo quattro mesi di chiusura, riaprono alle visite sinagoga e museo ebraico di Firenze. Repubblica, nelle sue pagine locali, presenta alcune delle novità in cantiere. L’occasione per parlarne sarà data da un incontro in programma domani nei giardini del Tempio. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(16 giugno 2021)