Israele al Tour de France:
“L’obiettivo è vincere una tappa”

“Con una vittoria di tappa il nostro bilancio sarebbe già positivo”.
Parola di Rik Verbrugghe, direttore sportivo della Israel Start-Up Nation. Mancano poche ore alla partenza del prossimo Tour de France: una conferenza stampa è l’occasione per mettere a fuoco sogni e prospettive del team israeliano. Presenti i due assi della squadra, in corsa per il secondo anno consecutivo: il canadese Michael Woods, che ne sarà il capitano. E il britannico Chris Froome, nei panni per lui inediti di gregario. Con loro anche Omer Goldstein, campione israeliano nel 2020. Per lui è un esordio.
L’ambizione, quando fu ufficializzato l’ingaggio di Froome, era un’altra: portare a casa la corsa. I guai fisici del campione inglese, che il Tour l’ha vinto quattro volte, hanno tolto concretezza a questa ipotesi. Qualcosa di impensabile, allo stato attuale. “Ma – ha detto Verbrugghe – da lui mi aspetto comunque molto”.
Lo spirito è quello di sempre, battagliero. “Proverò, dopo tanti anni, un’esperienza nuova. Per una volta sarà bello stare dall’altra parte, senza la pressione del capitano. Cercherò di restituire tutto quello che ho ricevuto”, ha affermato in risposta alle domande dei giornalisti collegati. Spazio poi alle emozioni: “Il Tour mi è mancato”.
La grinta negli occhi di Woods, per la prima volta capitano in un grande giro. Una tappa proverà a portarla a casa. Ma un tentativo lo farà senz’altro anche l’irlandese Daniel Martin, altro pezzo pregiato al via, vincitore all’ultimo Giro d’Italia della frazione alpina più difficile. Anche Goldstein si candida: “Sarò al servizio della squadra. Ma con licenza di attaccare. Soprattutto in collina e montagna”. Sylvan Adams, il patron del team, gongola. Per lui, israelo-canadese, questo è un Tour speciale. “Abbiamo in squadra due canadesi e un israeliano. Meglio di così, non era proprio possibile”.