Il miglior sindaco di Roma

A Roma ci si avvicina alle elezioni comunali e riemerge, in un nuovo libro di Fabio Martini, la figura di Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913, considerato il miglior sindaco della città. A lui, in occasione del centenario della morte, avvenuta nel 1921, sono state recentemente dedicate numerose iniziative, convegni e pubblicazioni, coordinate da Marisa Trythall che dirige il Progetto Nathan.
Nathan era ebreo, era nato in Inghilterra, era massone e mazziniano. Sua madre, Sara Nathan, fu una delle figure femminili più interessanti e luminose dell’Ottocento italiano. Nel fascismo, Nathan fu dimenticato, censurato, obliato. I suoi discendenti dovettero nascondersi per non incorrere nelle razzie naziste. Fu una figura complessa, di grande cultura e intelligenza, di grande capacità organizzativa, abile nel circondarsi di esperti collaboratori, di spiccata onestà ed integrità. Ma proviamo a pensare cosa deve essere stato per Roma in quell’anno 1907 in cui si era ancora agli inizi di quel Novecento che si sarebbe provato terribile, prima ancora della guerra di Libia e della Grande Guerra, avere un sindaco ebreo! Solo 37 anni erano passati dall’apertura del ghetto, chi vi aveva vissuto era ancora vivo, in molti casi giovane, chi vi aveva chiuso per secoli gli ebrei cominciava appena a rinunciare alla sua autoreclusione nei palazzi vaticani. Eppure, solo la stampa cattolica si scatenò ad attaccarlo! Fu certamente una rivoluzione culturale, accettare che la città di Roma, cuore della Cristianità, avesse un ebreo alla sua guida. Un ebreo cosmopolita, aperto al mondo, laico, ma pur sempre un ebreo! Sembrò credo a molti che una strada verso la tolleranza reciproca delle fedi e delle culture si fosse aperta. Il futuro sembrò luminoso.
Sappiamo ora che non fu così, ma proviamo ad immaginarci uno scenario come quello della Roma di Nathan, prima che il nazionalismo e poi il fascismo portassero alla distruzione tutti i valori su cui quella Roma si fondò. Perché no? In fondo, la storia non è uno schiacciasassi che tutto tritura di necessità, ma un cammino fatto ad ogni momento dagli uomini.

Anna Foa, storica