Oltremare – Le madeleine

Da sempre, i siti o blog e adesso i gruppi Facebook degli italiani all’estero – non importa quale estero – sono stracolmi di informazioni su dove trovare cibarie italiane e a quale prezzo. Figuriamoci adesso, che da un anno e mezzo il corona ci impedisce non solo di salire comodamente su aerei ormai a buon prezzo e andare a trovare famiglia e amici in Italia con la semplicità di una volta, ma anche, come conseguenza, di stipare nelle valige al ritorno ogni possibile genere di conforto culinario che si possa trasportare. Perciò, passati i mesi in cui qui in Israele a malapena arrivavano anche le navi, oggi i biscotti per la colazione i formaggi e tutte le altre bontà sono reperibili a condizione di sapere dove, e i gruppi Facebook degli italiani sono un luogo prezioso per trovare queste informazioni. Collezionandole tutte, si potrebbe facilmente organizzare un giro del paese – che tanto è piccolo – per radunare tutti i prodotti made in Italy e vivere felicemente in una bolla italiana, almeno a tavola. Non è una cosa che farei, ma è interamente possibile.
La ricerca spasmodica della madeleine è uno dei tratti più tipici quando si vive in un paese che si è scelto, invece che in quello di origine.
A questo ho pensato qualche giorno fa, quando nel giro di poche ore sono stata colpita da due madeleine di tipo diverso, una olfattiva e una tattile. La prima, nel ristorante del nostro moshav, che per motivi che mi sfuggono si chiama “Caravaggio”, dove hanno appena finito di costruire un patio esterno in legno, e il legno nel caldo dell’estate israeliana emanava un profumo intensissimo che assurdamente mi ha fatto pensare alle estati in montagna – parecchio meno calde – e in specifico agli appartamenti tutti foderati di legno chiaro sia in Val D’Aosta che nelle Dolomiti. Quindi era una madeleine in forma plurale, e mi ha fatto girare la testa come quando si entra dal fioraio e entrano nel naso contemporaneamente tutti i profumi dei fiori più vari.
La seconda, poche ore dopo, mi ha colpita quando ho messo i piedi in acqua nella spiaggia di Ashkelon – non quella usuale di Nitzanim, molto più pulita e naturale. L’acqua aveva la stessa torbidezza e temperatura di brodino serale di quella di Ferragosto sull’Adriatico. Come madeleine, non il top, ma la memoria collegata, le estati in famiglia con la spiaggia come unica occupazione quotidiana compiti a parte, è bellissima.
E ho quindi realizzato una virtù di alcune madeleine cui non avevo fino ad ora pensato: la ripetibilità. Una volta scoperta, una madleine è come un segreto che una volta svelato è lì, visibile a cielo aperto. Per chi se lo chiedesse: al patio del ristorantino del moshav sono già ritornata, quanto al mare in versione ferragostana, ci sto ancora pensando.

Daniela Fubini