Stato sovrano

Lo Stato teocratico del Vaticano ha due strade per dialogare con l’Italia: la prima è attraverso l’influenza che esercita sui cittadini italiani che si rifanno ai principi della Chiesa; un po’ come dire che, esattamente come un ebreo ragiona tenendo conto dei principi dell’ebraismo e un musulmano ragiona ispirandosi ai principi della sua fede, così un cristiano segue i principi della Chiesa che si riconosce nella politica del Vaticano. Queste diverse adesioni a diverse visioni spirituali possono risolversi, nei cittadini di fede diversa, in adesioni a principi di vita e di politica diversi.
Ma il Vaticano ha a sua disposizione anche una seconda via di ‘pressione’ sulla politica della Repubblica Italiana, i Patti Lateranensi, che regolano i rapporti fra i due Stati. Si ha la sensazione che uno dei due mezzi di influenza sia ridondante, forse anche un po’ pretestuosamente superfluo. E, in particolare, non si vede come possa giustificarsi, da parte del Vaticano, stato estero, un messaggio al Parlamento italiano. Potrà invece, il Vaticano, rivolgersi, attraverso il suo Segretario di Stato, al Premier o al Ministro degli Esteri Italiano, e per questioni che si riferiscano alla politica estera. Ma chi scrive parla della luna, di cui non ha alcuna esperienza.
Ecco un caso lampante in cui si apprezzano invece i silenzi diplomatici del rabbinato, che può indicarmi la strada, ma senza immischiarsi negli affari di uno stato sovrano. Dinà demalkhutà dinà. La legge del paese è vincolante. Sarà il singolo cittadino a incarnare, se lo desidera e lo ritiene giusto, i principi in cui crede contribuendo, con il voto o con la partecipazione attiva, alla formazione delle leggi. Il resto è lobbismo e condizionamento, che è opportuno rimangano vergognosamente sotterranei.

Dario Calimani