Patriottismo tranquillo

L’Italia che gioca proprio quando inizia lo Shabbat sembra inventata apposta per mettere alla prova la nostra identità. Il problema, ovviamente, riguarderà gli ebrei non osservanti ma attaccati per tradizione allo Shabbat, che forse cercheranno strani compromessi per far convivere cena in famiglia, candele, kiddush, ecc. con la partita. Ma anche gli osservanti – per cui il problema non si pone per nulla – non potranno fare a meno di ascoltare i rumori provenienti dalle finestre e dalla strada e così inevitabilmente saranno coinvolti anche loro dal sentimento collettivo.
Curioso il patriottismo degli italiani, che sembra venir fuori soprattutto per le partite di calcio. A prima vista può sembrare un patriottismo debole, poco serio, non troppo convinto. Personalmente non credo che sia così. Quanti sono gli italiani che non credono che la cucina italiana sia la migliore di tutte? Che le bellezze dell’Italia, per non parlare del patrimonio artistico e culturale, siano ineguagliabili? Secondo me pochissimi. I nazionalismi gridati e aggressivi nascondono in realtà complessi di inferiorità, viceversa il patriottismo poco ostentato, apparentemente leggero e un po’ autoironico è tipico di chi si sente sicuro e sa che il riconoscimento altrui non potrà mai venir meno. Chi grida “prima gli italiani!” probabilmente ha perso un po’ di questa sicurezza, che invece non manca a chi si limita al tifo calcistico, allegro e innocuo, perché sa che non occorre altro. Lo stesso discorso si può fare per gli ebrei, spesso ferocemente autoironici proprio perché ben sicuri della propria identità. Figuriamoci poi essere ebrei italiani, con una doppia identità doppiamente convinta e doppiamente sicura di se stessa senza bisogno di ostentazioni.

Anna Segre