Violenze in carcere, l’inchiesta si allarga
Proseguono le indagini e l’attenzione mediatica sul caso degli abusi e delle violenze, avvenuti nell’aprile 2020, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere da parte degli agenti di polizia penitenziaria. “Il pestaggio coperto dai capi”, l’eloquente titolo con cui apre la sua prima pagina Repubblica. Nell’articolo si spiega come, secondo gli inquirenti, la catena del comando fosse al corrente dei pestaggi – documentati dai video di sorveglianza – e abbia cercato di depistare le indagini. Ne parla anche il Corriere, che riporta la valutazione del gip secondo cui le violenze sono state una “spedizione punitiva” dopo le proteste dei detenuti legate ad un caso di covid nel carcere. Domani, il quotidiano che per primo ha fatto emergere il caso, racconta anche che “gli agenti provarono a far sparire i video delle telecamere”. In un un altro approfondimento del Corriere invece si spiega come ci siano stati altri casi di soprusi contro i detenuti in diverse carceri italiane.
Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà, parla della necessità di “radicali interventi sulla formazione della Polizia penitenziaria per estirpare la cultura del branco”. E incontra il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Nel frattempo, segnala il Corriere, il leader della Lega Matteo Salvini ha fatto visita agli agenti di polizia penitenziaria sotto inchiesta per gli abusi e ha scelto di non visitare i reclusi.
Neonazi della Milano bene. La Digos di Milano ha eseguito misure restrittive della libertà personale nei confronti di quattro ventenni, in un’inchiesta che ha svelato l’esistenza di un’organizzazione clandestina nazifascista nominata Avanguardia rivoluzionaria. “La nostra idea, la nostra visione del mondo è soltanto attraverso il caos, la distruzione finale, il crollo”, il loro manifesto ripotato da La Stampa. Il quotidiano aggiunge che il caos era finalizzato a “realizzare il progetto del ritorno di un dittatore come Hitler e Mussolini, anche sfruttando la crisi economica legata alla pandemia, e ripulire la società da ‘ebrei, neri, gay e comunisti’”. Il gruppo neonazi, raccontano Repubblica e Corriere Milano, era pronto a colpire e aveva “scelto il primo obiettivo: un 29enne marocchino militante di un centro sociale”. Sempre Repubblica Milano fa poi un ritratto del capo del gruppo estremista.
Pensarla come Hamas. Il Foglio oggi dedica un approfondimento ai terroristi di Hamas, e in particolare pubblica diverse immagini di bambini costretti a usare armi e fare addestramenti militari. “Le foto in queste pagine sono prese dai social media di Hamas e di un altro gruppo armato della Striscia di Gaza, il Jihad islamico. Si riferiscono ai due campi estivi per bambini che si sono appena conclusi. Mostrano il momento delle iscrizioni e alcune delle attività, che ruotano tutte attorno alla guerra e all’indottrinamento. Non sono foto rubate, anzi, i due gruppi le hanno messe con orgoglio sui propri canali social. Fanno parte di tutto quello che i media convenzionali vedono e seguono, perché si occupano di Gaza tutto l’anno e non soltanto durante i dieci giorni di guerra quando l’attenzione sale e le interazioni sui social media si fanno frenetiche”, scrive Daniele Raineri per spiegare a chi “la pensa come Hamas”, tipo Michela Murgia, cosa significhi condividere l’ideologia di un gruppo terroristico che indottrina alla violenza i bambini. “È un’organizzazione di irriducibili che rifiutano i negoziati e vogliono una guerra definitiva con lo scopo dichiarato di distruggere Israele. – sottolinea Raineri – E addestrano le nuove generazioni a fare lo stesso”.
Un secolo di Edgar Morin. “La curiosità e lo stupore mi hanno portato a 100 anni”, così il filosofo e sociologo Edgar Morin, pseudonimo di Edgar David Nahoum, nel raccontare al Corriere 7 il traguardo del secolo di vita. Di origine ebraica livornese, Morin racconta così la sua identità. “Mi sento un neomarrano, figlio di Montaigne e di Spinoza, che dalla sinagoga subì l’anatema. Riconosco le mie radici ebraiche, ma mi sento figlio di un popolo maledetto, non del popolo eletto. – dichiara, aggiungendo che-. Le mie radici ebraiche si sono diluite nella mia formazione umanistica e universalista”.
Piccolo e grande schermo. In onda su Rai 3 e domenica al Cinema Massimo di Torino, il documentario “Dove danzeremo domani?” viene presentato da diversi giornali. È una coproduzione italo-francese (con Rai Documentari) che, spiega tra gli altri Corriere Torino, “racconta la relazione tra italiani e ebrei durante l’occupazione italiana in Francia tra il 1940 e il 1943, attraverso una storia d’amore: quella di Rima Dridso Levin, ebrea russa, e Federico Strobino, ufficiale cattolico italiano”.
Daniel Reichel