Oltremare – Attrito

Riassumendo l’ultimo anno e mezzo in modo israeliano, si può tranquilamente dire che credevamo all’inizio di aver vinto una novella guerra dei Sei Giorni e invece ci troviamo impantanati in una guerra di attrito, la cosa peggiore che qui si possa concepire in termini di definizione di vincitori e vinti. Mentre la guerra dei Sei Giorni aveva avuto un inizio, una breve durata e una fine molto chiari, con tanto di foto ricordo al Kotel e slogan ancora oggi usati per esprimere il senso di vittoria assoluta, “Har Habayit Beyadenu (il monte del Tempio è in mano nostra)”, quello che sta succedendo perlomeno dall’estate scorsa, in epoca ancora pre-vaccini, è un continuo di schermaglie fra le nostre forze, noi civili nelle retrovie e tutto il sistema sanitario in prima linea, e il coronavirus che si batte come un leone e ogni volta che sembra alle corde si rialza, cambia strategia, e torna a combattere.
La sensazione di essere in guerra contro un nemico che non solo è invisibile all’occhio ma colpisce senza che ci sia un vero luogo riservato allla battaglia – il campo di battaglia è ovunque ed è sempre – non è nuova per noi israeliani. La si è vissuta forse anche più fortemente durante gli anni durissimi della seconda intifada, quando gli attentati nelle città e per le strade erano letteralmente all’ordine del giorno. Forse anche per questo qui ci si è prestati ai lockdown e alle misure di distanziamento sociale con un atteggiamento vagamente snob: se siamo sopravvissuti a tutte le guerre dal ’48 in qua cosa vuoi che ci faccia un virus. E mettiamole queste mascherine, ma appena possibile le togliamo e ritorniamo ad abbracciarci e a salutarci con i baci sulle guance, altro che gomiti o pacche sulle spalle.
In queste ultime settimane la guerra d’attrito sta tornando a fare i primi titoli in ogni telegiornale, e ci costringe a controllare continuamente qual è lo stato delle misure per contenere il virus. Ora si consideri che dopo la fine della guerra d’attrito originale e qualche anno di finta calma siamo stati travolti dalla guerra del Kippur. Non per far pressione, ma ecco, se riuscissimo stavolta a debellare alla radice la causa della guerra sarebbe una gran cosa.

Daniela Fubini

(5 luglio 2021)