Pagine Ebraiche, dossier Musei
“Lockdown un’occasione
per mettersi in gioco”

“In tutti i campi questa crisi del corona ha in qualche modo accelerato i tempi di un cambiamento e ha messo a fuoco delle problematiche che comunque esistevano. Le istituzioni culturali, tutto d’un tratto completamente chiuse, si sono poste un interrogativo: e allora qual è il nostro ruolo? Ne abbiamo uno oppure no. E il fatto che tutte, chi più chi meno, si siano reinventate, abbiano trovato altri canali per poter promuovere la propria cultura, in particolar modo i musei, trovo sia stata una bella risposta”. La dinamica negativa della pandemia ha dunque avuto un effetto positivo: far riscoprire il ruolo della cultura nelle nostre vite e spingere le istituzioni a mettersi in gioco, spiega a Pagine Ebraiche la direttrice del Museo di Arte Moderna di Tel Aviv Tania Coen-Uzzielli. “Questo cambiamento ormai ce lo porteremo dietro anche quando ritorneremo ad essere istituzione culturale normale, che apre le porte, che esalta arte in modo tradizionale. In parallelo continueremo penso a usufruire di piattaforme diverse e anche di modi diversi di pensare per poter arrivare a un pubblico più ampio. E quindi cercheremo di essere istituzioni meno legate a uno specifico settore”.
Dal 2018 alla guida del Museo, Coen-Uzzielli proprio in queste settimane ha ricevuto un prestigioso riconoscimento dal Quirinale: Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia. “Sono molto contenta di questa onorificenza. Penso rappresenti bene il mio tentativo di fare da ponte tra la cultura italiana e la realtà israeliana”. Durante il lockdown, il primo passo è stato portare tutto in rete e offrire sulle varie piattaforme, dal sito, ai social network, delle proposte per ciascuna fascia di età. “Ogni canale ha il suo target: abbiamo costruito così percorsi di approfondimento per gli adulti, giochi interattivi con le opere d’arte per i più giovani, per i bambini dei veri e propri programmi educativi”. Ma il museo è soprattutto una struttura fisica. “Volevamo mantenere il contatto fisico con il pubblico, fargli incontrare la vera arte. Visto che l’istituzione era chiusa abbiamo lanciato un progetto abbastanza pionieristico: siamo entrati nella città di Tel Aviv, abbiamo preso i permessi e proiettato sulle facciate dei palazzi delle opere d’arte video di artisti israeliani. Arrivando con macchina e proiettore, dicendo ‘visto che voi non potete andare al museo il museo è venuto da voi’”. Un gesto simbolico, evidenzia Coen-Uzzielli, ma volto anche a ricordare “che vedere l’arte insieme, anche se distanziati socialmente, fa parte dell’esperienza”.
Altro elemento che la direttrice sottolinea come importante è la mobilitazione del museo per sostenere gli artisti. “Abbiamo creato una rete, e promosso donazioni e acquisizioni di arte israeliana in modo che gli artisti, che magari si erano visti cancellate le mostre, potessero avere comunque un qualche supporto”. Da quando Israele ha riaperto la risposta del pubblico è stata di grande partecipazione. “Siamo contenti di avere sempre pieno il museo. Abbiamo costruito un legame con la comunità locale, l’abbiamo allargato e rafforzato ed è un patrimonio per il futuro. L’invito ora a tutti è di venire da noi e di andare anche negli altri musei”.

Daniel Reichel – Dossier “Musei” / Pagine Ebraiche luglio 2021

(6 luglio 2021)