Tra Knesset e lotta al Covid,
molte insidie per il nuovo governo
Ore non semplici per la coalizione al governo d’Israele. Due i fronti caldi: uno strettamente politico; l’altro relativo all’andamento dei contagi da Covid.
Dopo una seduta fiume in Parlamento, l’esatta parità tra favorevoli e contrari (59 a 59) ha determinato l’impossibilità di prorogare la norma che, per ragioni di sicurezza, impedisce la concessione automatica della cittadinanza a palestinesi di Gaza e Cisgiordania sposati con cittadini arabo-israeliani. Bocciata così la soluzione di compromesso adottata nella notte tra le diverse forze alla guida del Paese tra cui, fortemente contrarie alla norma, la sinistra di Meretz e il partito islamico Ra’am. Decisive l’astensione di due membri di Ra’am e la scelta di votare contro di Amichai Shikli, parlamentare di Yamina che si è schierato con l’opposizione e che aveva già espresso la propria contrarietà, in occasione del voto di fiducia, all’eterogenea coalizione sotto la guida di Naftali Bennett e Yair Lapid.
Brutte notizie anche sul fronte della lotta al virus. Israele, Paese modello nella campagna di vaccinazione, affronta infatti un’impennata di casi determinata in particolare dalla variante Delta. Minore rispetto alle aspettative si sta infatti rivelando l’efficacia, anti-varianti, del vaccino Pfizer. Lo ha reso noto il ministero della Sanita, che ha evidenziato come la capacità di prevenire casi sintomatici sia scesa dal 94,3% registrato nel maggio scorso al 64% attuale.