Ticketless – Matrimoni

La bella mostra inaugurata al Meis, “Mazal Tov! Il matrimonio ebraico”, che spero di vedere presto recandomi a Ferrara e la lettura di un libro appena uscito (Flora Aghib Levi D’Ancona, “La nostra vita con Ezio e Ricordi di guerra”, a c. di Luisa Levi D’Ancona Modena, Firenze University Press), mi hanno fatto ritornare alla mente una cosa su cui avevo già avuto modo di riflettere girando e rigirando nei carteggi di molti intellettuali ebrei dell’Ottocento e inizio Novecento. Nel libro sull’accademico, filologo e ispanista Ezio Levi si racconta di una sua visita a riverire il vecchio professor Alessandro D’Ancona, direttore della Normale e sindaco di Pisa dal 1906 al 1907. Piaceva a D’Ancona, che viveva sui lungarni, di rimanere sulla soglia dell’uscio. Lo chiamava “il codicillo della conversazione”. Poi diede al giovane, che viveva a Livorno, un biglietto di presentazione per la nipote Margherita Aghib e aggiunse: “A proposito, ella mi ha scritto per pregarla di suggerirle il nome di un professore che vada a leggere i classici della letteratura italiana con sua figlia Flora”. Era un modo garbato, tutto ottocentesco di trovare un marito alla nipote, cosa che puntualmente accadde. Non è l’unico biglietto redatto dal grande e illustre critico e professore, espertissimo, a quanto si vede, anche nei panni del sensale. I tre più solerti erano, appunto: D’Ancona, Ascoli e Lombroso. Qualcosa ricordo di aver trovato anche tra le carte di David Levi e Tullo Massarani e altri grandi vecchi protagonisti del tanto vituperato liberalismo ebraico, ma non ho il tempo di verificare anche se varrebbe la pena scrivere un saggio su D’Ancona (o Lombroso) shadchan. Nel prezioso giacimento del Lombroso Project, disponibile in rete, si possono fare parecchie scoperte di matrimoni felici organizzati dal grande filologo goriziano, che a questo divertente mestiere dedicava parecchio del suo tempo, senza mai raggiungere i vertici dell’antropologo e teorico della “Donna delinquente”, per altro lui stesso felicemente sposato grazie a un sensale. In una lettera del 12 novembre 1858, ad esempio Lombroso prega Ascoli di fornirgli informazioni “che molto interessano una persona […] cara”. “A Gonars villaggio […] poco distante da Gorizia deve esservi una famiglia il cui padre si chiama Giacomo (Isacco?) Tedesco possidente e fabbricatore di spiriti, di pietre cotte e magazziniere di olio – che deve avere un figlio nubile – unico”. Chiede notizie su quest’ultimo, sulle sue condizioni di salute, d’istruzione, patrimoniali e sulla sua abilità commerciale. Chiede ancora notizie sull’eventuale presenza di sorelle, sulle virtù e sullo stile di vita della famiglia: “Se la loro vita domestica nell’interno sia sul piede dell’onesta borghesia, (con cameriera?) o più in giù?” Si scusa di “caricare di simili baze nojose l’illustre filologo Italiano”, ma confida nella sua “gentilezza” pari alla sua “scienza”.
Curioso questo inatteso talento che riscontriamo negli ebrei più liberali, accusati spesso di assimilazionismo o di tepidezza verso la tradizione. Non erano abili come uno dei personaggi più azzeccati della serie Shtisel, non avevano certo a disposizione una sala da the in un elegante hotel per favorire gli incontri, ma nel loro piccolo si davano da fare. A giudicare dal libro sui Levi D’Ancona avevano anche fiuto: le unioni coniugali da loro favorite si dimostrarono sempre all’altezza della situazione.

Alberto Cavaglion

(7 luglio 2021)