“Pronti a usare i nostri poteri
contro l’Ungheria”
La possibilità che l’Unione Europea intervenga con misure significative contro l’Ungheria, al centro delle polemiche per la sua legge omofoba entrata in vigore ieri, si fa concreta.
“Se l’Ungheria non aggiusterà il tiro la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati. Dobbiamo dirlo chiaramente: noi ricorriamo a questi poteri a prescindere dallo stato membro”, le parole della presidente Ursula von der Leyen.
Per il Corriere “la pazienza dell’Ue nei confronti dell’Ungheria sembra finita”. Anche se le forze nazionaliste e conservatrici “ancora difendono il premier Viktor Orbán (ma non sono, al momento, la maggioranza)”. Critiche a Orban, riporta La Stampa, “sono arrivate anche da destra e in particolare da quel Partito popolare di cui Fidesz faceva parte fino a pochi mesi fa”.
“Ogni grande comunità è una somma di minoranze”: è quanto osserva Michele Serra, nella sua Amaca su Repubblica, mostrando apprezzamento per la linea tenuta dalla Von der Leyen. Ad essere citati i celebri versi del pastore luterano Martin Niemoeller (“Prima vennero a prendere…”).
La sentenza di Aosta. Condannato a una sanzione pecuniaria un croupier neonazista di Saint Vincent, che aveva esposto l’aquila del Terzo Reich sul cancello della propria abitazione. Tra gli enti risarciti la Comunità ebraica di Torino. Ne parla Repubblica, sulle pagine locali, segnalando l’importanza di una sentenza che ha riconosciuto come aggravante il negazionismo della Shoah perpetrato dall’uomo via social.
Italia protagonista in Iraq. A partire dalla prossima primavera sarà l’Italia a guidare la missione Nato in Iraq. L’annuncio è arrivato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “Per la strategia italiana – scrive La Stampa – l’Iraq è diventato sempre più importante”. Una questione anche economica: “Importiamo ormai più greggio dai pozzi iracheni che da quelli libici”.
Teheran contro Washington. Sul Foglio si torna a parlare delle tensioni tra Iran e Israele, con l’America bersaglio in questi giorni di vari attacchi da parte iraniana contro basi in Iraq e Siria. Un quadro che si definisce surreale: “Nelle stesse settimane dei negoziati internazionali al Grand Hotel di Vienna, i combattenti che prendono ordini dall’Iran bombardano le guarnigioni americane”.
Il film di Lapid. Sul Corriere Paolo Mereghetti assegna due stelle (su quattro) all’ultimo film dell’israeliano Nadav Lapid: Ahed’s Knee. “Una specie di psicodramma sui rapporti tra il Potere, l’Arte e i limiti della Creatività”, si legge. “Ma senza che allo spettatore arrivi qualcosa che non sia l’autoreferenzialità del protagonista (e del regista)”. Avvenire invece lo esalta con queste parole: “Il cineasta sferra un altro colpo al sistema politico del suo paese, reo di limitare l’autonomia di pensiero e la libertà di espressione artistica”.
Jibril il terrorista. Morto a Damasco Ahmed Jibril. Uno dei principali strateghi del terrorismo palestinese. Nella sua storia personale, sottolinea La Stampa, “azioni terroristiche senza scrupoli, come l’attacco dinamitardo contro un aereo della Swissair nel febbraio del 1970, con 48 vittime”.
Orrori da esame. Alcuni giornali si soffermano sulle tesi più strampalate dagli ultimi esami di maturità. Uno studente, ad esempio, ha sostenuto che Hitler e Mussolini fossero cugini. “Teoria del complotto? Qualcosa che ci nascondono? No – scrive Il Fatto Quotidiano – solo molta immaginazione e probabilmente l’incapacità di comprendere metafore e similitudini”.
Trump e il nazismo. “Hitler? Ha fatto molte cose buone per la Germania, a cominciare dalla straordinaria ripresa economica degli anni Trenta”. Parola di Donald Trump, che così si sarebbe espresso in privato alcuni anni fa. Lo racconta un libro in uscita negli Usa. Per il Corriere che “Trump flirtasse con l’estrema destra, dai suprematisti bianchi alle marce dei neonazisti in Virginia, era cosa nota”. Ma che si sia spinto fino a questo punto “è una novità”.
Lettere. Il Giornale persiste nella pubblicazione di lettere deliranti sulle leggi razziste. Oggi è la volta di un signore che sostiene che la firma di Vittorio Emanuele III avvenne “obtorto collo” e che Mussolini non fosse antisemita, ma mosso “solo” da opportunismo politico.
Segnalibro. “Giuseppe Flavio, ambiguo testimone del Cristo”. È il titolo di un intervento dello storico Franco Cardini, incentrato sull’ultimo saggio di Luciano Canfora. Lo pubblica Avvenire.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(8 luglio 2021)