Musei ebraici, luoghi vivi

Protagonisti di queste settimane di ripartenza, i musei ebraici italiani sono al lavoro per riformulare i loro spazi e la loro offerta. Ciascuno con le proprie specificità da valorizzare, ma anche la consapevolezza di far parte di una rete più ampia.
Lo dimostra la recente iniziativa #ItaliaEbraica, il network che li riunisce e che dall’inizio della pandemia ha proposto al pubblico del web una serie di interessanti incontri online. Adesso però, per fortuna, anche gli spazi fisici e non solo quelli virtuali sono a disposizione di tutti. Un’occasione, in alcuni casi, di ripensamento e rilancio.
È il caso di Firenze, con la Comunità ebraica che ha colto l’occasione delle riaperture di fine primavera per favorire un incontro con la città dedicato a questi temi. Nel giardino della sinagoga c’era tra gli altri il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt.
Festeggiato intanto un primo traguardo: la nuova “camera immersiva”, dedicata ad alcune grandi figure della Firenze ebraica dall’Ottocento ad oggi. Racconta Enrico Fink, il presidente della Comunità ebraica fiorentina: “La cosa più importante è la prospettiva, da costruire negli anni, di uno spazio che è allo stesso tempo un di più e un di meno rispetto a un museo tradizionale. Il nostro museo, nato come una piccola esposizione e oggi molto apprezzato dai turisti, si trova infatti in un luogo vivo, dentro una comunità e dentro una struttura che respira”.
Un nuovo volto lo avrà anche il museo ebraico di Venezia, interessato da un progetto di ampio respiro con il supporto anche di sponsor internazionali. Un restauro strutturale, che ha preso il via da vari mesi, nell’area dove sorge il più importante complesso di sinagoghe rinascimentali al mondo. “La parola chiave sarà apertura verso l’esterno. Una sfida che declineremo in vari modi”, annuncia la direttrice Marcella Ansaldi a Pagine Ebraiche. Il primo lotto dei lavori, uno dei più importanti cantieri in Laguna, dovrebbe concludersi per il gennaio del 2022. Nel frattempo è possibile visitare il museo, in una sistemazione provvisoria “che non ha comunque ridotto l’interesse nei suoi confronti”.
Tra i primi a riaprire dopo la fine delle restrizioni il museo ebraico di Roma. Una ripartenza festeggiata con la visita di un gruppo di studenti del corso di Storia dell’arte dell’Università La Sapienza, immortalati anche in uno scatto diffuso via social. Un momento formativo importante, per tutti loro, alle prese con i tesori della ricca collezione museale. Ma soprattutto una grande emozione. Quella di una consuetudine ritrovata.
Di nuovo in presenza, pur con tutte le accortezze e prudenze, anche gli incontri con gli autori. Come i quattro appuntamenti promossi a giugno a Trieste, sulla terrazza del museo ebraico, in occasione del festival culturale Erev Laila.
Normalità che il museo di Bologna ha declinato nel segno di Dante Alighieri, di cui ricorrono in questi mesi i 700 anni dalla nascita, con una serie di iniziative dedicate al suo rapporto con l’ebraismo.

(Nell’immagine l’interno del Museo ebraico di Venezia)

(12 luglio 2021)