Oltremare – Israele sulla luna
(di nuovo)

Mentre a terra tutti si agitavano ad ogni gol su poltrone di casa o sedie pieghevoli malsicure mezze affondate nell’erba o nella sabbia, e gli Europei stavano per finire al limitare della vera estate, qui in Israele si è ritornati a guardare al cielo con rinnovata intensità. È vero, non siamo tutti miliardari e non possiamo costruirci la nostra navicella spaziale privata e puntare il navigatore su Marte. Ed è vero, l’ultima volta che abbiamo provato a piantare una bandierina biancoblu sul terreno grigio perla della Luna abbiamo smaterializzato in pochi secondi il lavoro di un decennio con un impatto sgraziato. Beresheet ha avuto inizio e fine in un battibaleno. E un numero mai calcolato di bambini e ragazzi, coinvolti come tifosi nell’avventura lunare di SpaceIL principalmente per convincerli a studiare la matematica, sono probabilmente ancora in post trauma e si saran dati ormai alla storia dell’arte o peggio alla filosofia. Ma si sa, le vere start-up falliscono, si rialzano e ritornano a provare ancora e ancora finché non ce la fanno, e se su queste basi abbiamo inventato il concetto stesso di Start Up Nation, figuriamoci se una iniziativa da veri sognatori come SpaceIL poteva fermarsi al primo intoppo. Servivano 100 milioni di dollari per ricominciare, e ieri ne sono arrivati 70, ottimo punto di partenza. Adesso si tratta di confezionare un nuovo ragno spaziale: l’ultimo è appunto ridotto a poltiglia sulla superficie lunare e serve solo come eterno monito ai costrutttori sull’importanza dei freni anche nello spazio. Sul coinvolgimento dei bambini e sull’uso di Beresheet 2 come fonte di motivazione per lo studio della matematica e delle materie scientifiche in generale, per colmare il vuoto di ingegneri che sta per colpire Israele, si proceda pure; magari stavolta aggiungerei una bella task force di psicologi in caso di ulteriore impatto a velocità eccessiva con la Luna.

Daniela Fubini

(12 luglio 2021)