Fran e l’arte della chutzpah
Da mezzo secolo è una delle voci più amate e odiate d’America. C’è però voluto l’amico Martin Scorsese a catapultare la settantenne Fran Lebowitz oltre i confini nazionali grazie a un documentario, Pretend it’s a city (Netflix), che la porta in scena nel suo ambiente naturale. L’adorata New York, la città che ha scelto a 19 anni e rifiuta di lasciare malgrado i turisti che ciondolano per strada, gli affitti troppo alti e la vita che non è più quella di una volta. Puntata dopo puntata, la vediamo in quella che ormai è la sua uniforme – occhiali tartaruga, camicia da uomo, Levi’s e stivali da cowboy – mentre si produce in una cascata di invettive, battute e sarcasmi che la restituiscono in tutta la sua intelligente perfidia. Per quanto suoni strano, è la sua specialità. Fran Lebowitz, di cui da poco è libreria La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire (Bompiani, 240 pp.), è affetta dal peggiore blocco dello scrittore di cui si abbia memoria.
Nipote di ebrei immigrati dalla Russia, appena arriva a New York per mantenersi fa un po’ di tutto
– le pulizie, la tassista, l’autrice di racconti porno. Poi collabora con riviste prestigiose – Change, Interview dove Andy Warhol la assume per tenere una rubrica, Mademoiselle. È caustica, sardonica e i suoi articoli di critica culturale ne fanno una celebrità.
Pubblica due libri, Metropolitan Life (1978) e Social Studies (1981) che raccolgono i suoi pezzi. E lì si blocca. Non scrive un libro da quarant’anni, fatta eccezione per un racconto per bambini. Eppure non solo ci ride sopra ma ne ha fatto un lavoro. Anziché scrivere, Fran Lebowitz appare. Non è un’attrice, non è una conferenziera. Si limita a fare davanti a una platea ciò che un tempo faceva con la scrittura – commenta la vita, il mondo e soprattutto la sua adorata New York. Chi la ama, adora la sua conversazione pungente così ashkenazita-newyorkese. Chi la detesta, ne parla come di una privilegiata che sulla città di oggi e le sue dinamiche non ha più niente da dire. A guardare online le foto del suo spettacolare appartamento in Chelsea – lineare, bianco, l’esatto opposto di quello di Iris Apfel – che qualche anno fa le è costato oltre tre milioni di dollari, qualche domanda viene da farsela. Nella speranza che non sia lei a rispondere, perché in quel caso c’è da restare inceneriti.
Daniela Gross
(14 luglio 2021)